Sulla spiaggia di Platamona, tra granelli di sabbia e onde leggere, prende forma una nuova opera dell’artista sardo Nicola Urru, da anni noto per le sue spettacolari sculture effimere. Questa volta, l’omaggio è alle Domus de Janas, antiche tombe rupestri simbolo della Sardegna preistorica, recentemente riconosciute come Patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’UNESCO.
L’annuncio ufficiale è arrivato da Parigi il 12 luglio, durante la sessione del Comitato del Patrimonio Mondiale, sancendo un traguardo atteso da tempo. La candidatura, partita nel 2018 su impulso del Centro Studi “Identità e Memoria” (CESIM), è stata sostenuta dalla Regione Sardegna e dal Ministero della Cultura, con Alghero come Comune capofila.
Le Domus de Janas — che in lingua sarda significa “case delle fate” — sono oltre 3.500, scavate nella roccia tra il Neolitico e l’Età del Rame, spesso ornate da motivi simbolici che raccontano un’antica visione del mondo e della spiritualità.
Nicola Urru, con la sua nuova scultura, traduce in sabbia quel patrimonio millenario: un gesto artistico temporaneo che dialoga con l’eternità della pietra. Con la sua creazione, Urru unisce presente e passato, natura e memoria, offrendo ai visitatori di Platamona non solo una meraviglia visiva, ma un invito a riscoprire le radici profonde della Sardegna.