Da qualsiasi angolo del piccolo paese lo si guardi, lui è lì: solenne, immobile, quasi in ascolto. Il Tacco di Texile si staglia sulla collina come un guardiano di pietra, una sentinella calcarea che da secoli osserva silenziosa l’Ogliastra. Ma dietro le sue forme singolari — un fungo sbrecciato scolpito dal tempo — si cela molto più di un’anomalia geologica: si nasconde una leggenda, un miracolo, e tracce di una storia antichissima.
Secondo la tradizione popolare, fu proprio da questa roccia sospesa nel cielo che Sant’Efisio predicò ai “barbarici”, gli antichi abitanti del luogo. E la sua parola — narra il mito — fu così potente da convertire non solo gli animi, ma anche la natura: i cespugli e gli sterpi si tramutarono in boschi di castagne e nocciole, come a voler simboleggiare la rigenerazione spirituale dei cuori.
Il promontorio si raggiunge percorrendo un sentiero che si stacca dalla Strada Statale 295, al km 20. L’accesso non è adatto a persone con disabilità motorie, ma per chi può affrontare la salita, l’esperienza è degna di nota. Texile sorge a 974 metri sul livello del mare e domina un rilievo coniforme modellato nel complesso scistoso del Paleozoico, svettando con i suoi 24 metri d’altezza e una superficie di appena 0,8 ettari.
Geologicamente – come viene spiegato nel sito di Sardegna Foreste – si tratta di una formazione calcarea risalente al Giurese, una reliquia del Mesozoico sopravvissuta all’erosione, come un messaggero del tempo sospeso tra cielo e terra. Le sue pareti verticali, strapiombanti, sono frastagliate da cavità carsiche e fenditure profonde. Ed è proprio in questi squarci che avviene l’imprevisto: alberelli di Quercus Ilex (lecci) si aggrappano ostinati alla roccia, un fatto raro a queste altitudini, nel cuore del Gennargentu.
Come se non bastasse, il sito ha restituito anche tracce archeologiche di epoche remote: reperti neolitici, nuragici e romani, segni di un’antropizzazione millenaria che si somma alla stratificazione naturale e al mito.