Siniscola, nelle viscere carsiche del Montalbo vivono quattro specie di gamberetti.
Nel cuore carsico del massiccio del Montalbo, a Siniscola, si cela un ecosistema unico e pressoché inesplorato: qui, nelle acque buie e isolate che scorrono silenziose tra le rocce calcaree, vivono quattro nuove specie di gamberetti, creature piccole e pallide, adattate a un mondo sotterraneo inaccessibile alla luce e, fino a poco tempo fa, anche alla scienza.
Questi minuscoli crostacei – il più grande dei quali misura appena due centimetri, mentre i più piccoli non superano il millimetro – rappresentano una scoperta di eccezionale valore, frutto delle ricerche condotte dall’Università Libera di Bruxelles e dagli speleosub dell’associazione Phreatic di Calagonone a Dorgali, con il supporto del Parco naturale regionale di Tepilora.
Le esplorazioni hanno preso avvio nella primavera del 2024 nella grotta di Sa Conca ‘e Locoli, a Siniscola, uno dei principali punti di accesso a questo intricato dedalo di acque sotterranee che attraversa la catena montuosa tra Barbagia e Baronie. Le ricerche, finalizzate alla mappatura della biodiversità nel sottosuolo carsico, si sono avvalse di tecniche all’avanguardia basate sul Dna ambientale, capaci di rilevare l’intera comunità biologica presente nelle acque, dai microrganismi come batteri e funghi, fino agli animali più complessi. In particolare, il metodo del metabarcoding, applicato per la prima volta in Sardegna a questo livello di dettaglio, ha consentito di delineare le complesse interazioni tra gli ecosistemi ipogei e quelli di superficie, rivelando la presenza di fauna inaspettata e le tracce lasciate da altri abitanti delle grotte, come i pipistrelli.
La scoperta dei gamberetti ciechi e biancastri dell’acquifero di Locoli, e la loro identificazione come nuove specie, ha portato anche alla proposta di nomi scientifici che celebrano il territorio in cui sono stati trovati: “montisalbi” e “tepilorae” sono i nomi scelti per i due esemplari più grandi, un tributo duraturo alla Sardegna all’interno della letteratura scientifica. Questa iniziativa si inserisce all’interno del più ampio progetto europeo Biodiversa+ Sub-BioMon, dedicato al monitoraggio della biodiversità in ambienti carsici, che ha accolto le metodologie testate in Montalbo come nuovo standard operativo, da esportare in altri contesti simili in Europa, tra cui Slovenia, Romania, Ungheria, Belgio, Lussemburgo e varie regioni italiane.
Oltre al valore scientifico, le ricerche hanno un impatto strategico per la gestione e la tutela delle risorse idriche sotterranee. I dati raccolti, infatti, permetteranno una comprensione senza precedenti della struttura, compartimentazione e vulnerabilità dell’acquifero del Monte Albo, offrendo strumenti concreti per una conservazione efficace, particolarmente urgente in un’epoca di cambiamenti climatici. Come ha evidenziato il geologo Francesco Murgia, referente della Riserva della Biosfera per il Parco di Tepilora, l’iniziativa ha messo le acque carsiche della Baronia al centro dell’attenzione scientifica europea, rendendo la Sardegna un punto di riferimento per l’intero continente.
L’impresa esplorativa nella grotta Sa Conca ‘e Locoli, guidata dai subacquei di Phreatic, si è rivelata una sfida tecnica e fisica estrema. Per raggiungere le sezioni sommerse, gli speleologi devono attraversare lunghi tratti asciutti e impervi, trasportando tutta l’attrezzatura necessaria in condizioni di elevato sforzo. Durante le immersioni, condotte fino a 70 metri di profondità, sono stati osservati anche speleotemi sommersi, fossili e altri elementi di interesse, potenzialmente fondamentali per ricostruire la storia geologica dell’acquifero. Le tecniche di rilevamento utilizzate costituiscono oggi un modello operativo avanzato che, come sottolineato dal presidente di Phreatic Aps, Andrea Marassich, potrà guidare futuri studi in contesti carsici di pari complessità.
In un tempo in cui la conoscenza delle risorse naturali nascoste è cruciale per affrontare le sfide ambientali globali, la Sardegna ha compiuto un passo straordinario, divenendo pioniera di un nuovo approccio alla ricerca sugli ecosistemi sotterranei. I gamberetti fantasma del Montalbo, così remoti e fragili, raccontano una storia antica e silenziosa che ora, finalmente, ha trovato voce nella scienza europea.