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L’avvocata Anna Maria Busia: “Vi racconto  la mia esperienza nel Cda di Abbanoa”

Anna Maria Busia

Anna Maria Busia

Avvocata, nuorese, Consigliera regionale dal 2014 al 2019, oggi siede nel Consiglio di amministrazione di Abbanoa.

Abbiamo incontrato Anna Maria Busia che oltre all’amore per la sua professione nutre una passione profonda per la politica, da sempre: “Ho iniziato a far politica da bambina, da che ho ricordi, mio padre mi portava con sè (credo per aiutare mamma dall’onere di dovermi controllare a vista) nelle sedi di partito e nelle segreterie politiche. Ricordo, come fosse ieri, ancora l’odore delle macchine da scrivere, della carta carbone, delle macchine per il ciclostile. Abbiamo vissuto per anni facendo avanti e indietro tra Nuoro e Cagliari; durante la settimana a Cagliari, per il lavoro di babbo in Regione e tutti i fine settimana a Nuoro, in una perenne campagna elettorale, ad incontrare “i nostri amici” come diceva lui. Ho ricordi intensi vissuti nei 377 comuni dell’Isola, che ha il sapore dei succhi di frutta offerti al bar, dei dolci sardi delle signore premurose e di “prendi un pacchetto di cingomme”. Credo di aver girato più ovili io, di un tosatore neozelandese. Inevitabile pensare alla politica come a un destino; e così a 17 anni sono entrata nel Movimento Giovanile della Democrazia Cristiana. A 18 anni il primo incarico e da lì un impegno, una passione che ha condizionato, accompagnato la mia vita; incontri straordinari, con persone straordinarie”.

Oggi l’esperienza in Abbanoa. Come la descriverebbe?  

Nuova, esaltante. Ho scoperto un’azienda fatta di persone, di lavoratori e lavoratrici con uno straordinario senso di appartenenza alla società, che mostrano una dedizione totale al lavoro.  Ho scoperto il mondo dell’acqua, della distribuzione dell’acqua, di questo bene prezioso che è pubblico è deve rimanere pubblico, ma che per arrivare ad ognuno di noi, nelle case di ognuno di noi, richiede un grande lavoro. La Sardegna non si approvvigiona  dalle sorgenti, come accade in quasi tutte le regioni italiane, noi l’acqua l’accumuliamo negli invasi, nei laghi artificiali e quell’acqua la dobbiamo rendere potabile, poi la dobbiamo far viaggiare per km fino a portarla nelle case, negli ospedali, negli alberghi e poi la depuriamo per ri-immetterla nell’ambiente ancora più pulita. Tutto questo ha un costo e rendere il servizio più fruibile per tutti è un pò la scommessa quotidiana mia, del Presidente Sardu e del collega del CDA, Camilleri.

Far capire quanto è preziosa l’acqua, quanto è importante preservare un bene unico. Il lavoro che c’è dietro ad un gesto banale, quello di aprire un rubinetto e veder scorrere l’acqua, quanto i cittadini possono far per proteggere questa risorsa e fare in modo che noi, come azienda possiamo raggiungere i risultati che abbiamo posto al centro della nostra azione: ridurre le perdite, grazie ai lavori di risistemazione delle reti idriche e grazie alla tecnologia (penso alla intelligenza artificiale), arrivare al riuso delle acque reflue per sprecare il meno possibile questa risorsa. Insomma un’azione culturale che consenta a tutti, fin dalla scuola, di comprendere quanto sia importante un utilizzo responsabile dell’acqua, la cui disponibilità è sempre più ridotta a causa del cambiamento climatico.

Trump, Putin, l’Ucraina e Gaza. Una situazione internazionale terribile. Come la vive?

Sono molto preoccupata; i conflitti, innanzitutto, la morte  delle persone volutamente inflitta, mi angoscia; che siano bambini o adulti. E’ la scelta della morte che trovo inaccettabile, sempre. La prevaricazione del più forte, la prepotenza, unita alla convenienza economica che determina scelte che riguardano il pianeta, mi spaventano. La confusione delle responsabilità: nella guerra in Ucraina c’è un aggressore, la Russia, e un aggredito, l’Ucraina, non per tutti è così chiaro e da una parte c’è chi cerca di confondere le responsabilità e sollecita una pace comunque sia, anche se ingiusta e foriera di ulteriori conflitti. Dall’altra chi richiama a responsabilità vecchie, superate e a schemi non utilizzabili in questo tempo. La velocità con cui cambiano le cose, il quadro internazionale in continuo mutamento impongono reazioni pronte da una parte e pianificazione di una nuovo e diverso ruolo dell’Italia in questo contesto. Mi preoccupano le tentazioni di chi pensa di lavorare in autonomia, non rendendosi conto che senza l’insieme dei paesi europei l’Italia non esiste, che siamo destinati all’irrilevanza. Dobbiamo lavorare per l’Europa, con i paesi europei, evitare di farci schiacciare da uno schema che è fin troppo chiaro e che vede al centro gli Stati Uniti, la Russia e la Cina che sembrano muoversi come stormi a figure variabili.

Torniamo alla Sardegna, a un anno dalla vittoria della Presidente Todde quale resta il problema più urgente?

Il problema più urgente in Sardegna è la sanità: un giorno una signora mi ha detto di aver avuto la diagnosi di un un cancro al seno e ha aggiunto: sa, ora ho più paura del ricovero, dell’intervento, di ciò che dovrò affrontare  per approcciarmi alle cure, che della stessa malattia.Ho trovato questa confessione terribile. E’ la fotografia della sanità nella nostra regione.  La paura di tutto ciò che si deve affrontare oltre alla patologia.

Questo è il punto da cui partire. L’accesso alle cure che devono essere garantite in ogni angolo della Sardegna, che non devono comportare una via crucis di attese, di mancate attenzioni, di viaggi della speranza o di viaggi sul territorio alla ricerca di cure adeguate.  Se mi ammalo voglio, pretendo che il servizio sanitario, mi carichi sulle spalle, mi curi e che mi accudisca, che mi faccia sentire protetto, che si occupi del percorso di recupero, che mi allievi da tutte le difficoltà che sono esterne al percorso di guarigione, che mi consenta di stare vicino ai miei cari, che non mi faccia attendere per avere quanto è dovuto. Altrimenti sto fallendo.

Il secondo problema più urgente?

La casa, la mancanza di casa per tutti, intendo dire tutte le tasche e per tutte le condizioni che ci capita di vivere. Per gli studenti fuori sede, per i disoccupati, per chi si trova in un momento di difficoltà economica, per esempio una separazione, per chi ha bisogno di stare vicino all’ospedale in cui si trova ricoverato un parente, per chi non ha garanzie bancarie, per chi è precario, per gli stranieri. Insomma per chi non è milionario.

Ha mai subito discriminazioni in quanto donna?

Io non credo a quelle donne che dicono di non essere mai state discriminate, a meno che non lavorino in ambiti completamente femminili o come per esempio la presidente del Consiglio abbia utilizzato paradigmi maschili per procedere; in altre parole stare alle regole maschili, non metterle in discussione, fingersi un maschio per fare carriera.  Quindi se devo rispondere a questa domanda non posso che dire sì, in molte occasioni, sempre, in qualunque ambito. Lavoro da quando ero una ragazzina e quindi ho vissuto situazioni da manuale, per così dire.  Dal colloquio per una nota agenzia immobiliare che mi chiese se avevo intenzione di sposarmi, al tentativo di scoraggiarmi a fare certe scelte professionali. E poi lo screditamento, l’isolamento, il bullismo machista. Ovunque nel lavoro, forse un po’ meno nella politica, dove il problema resta ma è più complesso.

Lei ha due nipoti, cosa la spaventa del mondo in cui vivranno da adulti?

Penso spesso al mondo che troveranno i miei nipoti, Giulia e Lorenzo.  Se fino a qualche mese fa ero in grado di intuire qualcosa, adesso non ho proprio idea.  Spero per loro che siano attrezzati per la navigazione, che abbiano la fortuna di individuare un percorso di vita e soprattutto che non siano indifferenti. Perchè l’indifferenza ci sta mangiando vivi.