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Meraviglie di Sardegna: il Pozzo Sacro di Santa Cristina, il punto più alto dell’architettura nuragica

Il pozzo sacro di Santa Cristina

Il pozzo sacro di Santa Cristina

Meraviglie di Sardegna: il Pozzo Sacro di Santa Cristina, il punto più alto dell’architettura nuragica.

Il Pozzo Sacro di Santa Cristina rappresenta una delle meraviglie più affascinanti e imponenti della Sardegna, un luogo che incarna il culmine dell’architettura nuragica e un simbolo del profondo legame tra la civiltà nuragica e i culti religiosi dell’isola.

Situato nell’altopiano basaltico di Abbasanta, nel territorio di Paulilatino, questo monumento straordinario è una testimonianza di come, già intorno all’anno 1000 a.C., la civiltà sarda avesse raggiunto una maestria architettonica sorprendente. Giovanni Lilliu, considerato il “padre” dell’archeologia sarda, descrive il Pozzo Sacro come una struttura di proporzioni perfette, un’opera che appare quasi irrealizzabile per la sua razionalità e la sua precisione geometrica, sottolineando come fosse un vero capolavoro di progettazione, difficile da concepire a quelle latitudini temporali. La struttura si compone di un tempio a pozzo, risalente al Bronzo finale, il cui ingresso è preceduto da una scalinata che conduce a un vestibolo e alla vera e propria camera principale, sormontata da una volta a tholos, una falsa cupola che testimonia la raffinatezza dei costruttori nuragici. La scala, composta da venticinque gradini, crea un effetto suggestivo e simbolico, accompagnando chi la percorre verso l’interno del tempio, immerso nell’atmosfera di antichi riti e culti legati all’acqua, che attiravano pellegrini da tutta la Sardegna.

Il pozzo sacro di Santa Cristina

Il pozzo, scavato nella roccia, è alimentato da una falda perenne che mantiene costante il livello dell’acqua, creando un ambiente di forte carica simbolica, e si pensa che in origine il tempio fosse coperto e dotato di una struttura elevata che accentuava l’imponenza del luogo. Non lontano dal tempio, il sito archeologico rivela anche resti di un insediamento nuragico che include la “capanna delle riunioni”, una struttura circolare di notevoli dimensioni, che potrebbe aver svolto una funzione comunitaria, accogliendo probabilmente i maestri di culto e gli artigiani legati alle pratiche religiose. Alcuni studiosi ipotizzano che il santuario fosse anche un luogo di osservazione astronomica, un aspetto che assume una notevole suggestione quando, durante la luna piena, i raggi lunari illuminano le acque del pozzo sacro, creando uno spettacolo che richiama l’antica connessione tra cielo e terra. Inoltre, i reperti archeologici ritrovati durante gli scavi, come bronzi mediorientali, fibule bronzee e gioielli fenici, dimostrano l’importanza del sito non solo dal punto di vista cultuale, ma anche commerciale, con il santuario che fungeva da punto di scambio e di incontro tra culture diverse.

Il pozzo sacro di Santa Cristina

A breve distanza, a circa 200 metri di cammino, si trova il nuraghe Santa Cristina, risalente al Bronzo medio, un altro elemento del complesso archeologico che offre uno spunto ulteriore per comprendere la complessità e la ricchezza della vita sociale e religiosa nuragica. Il nuraghe, di forma semplice e circolare, presenta una camera principale e tre celle sussidiarie, e intorno a esso sono visibili i resti di un villaggio che si sviluppò in diverse epoche, dalla civiltà nuragica fino ai periodi successivi, a conferma della lunga vitalità del luogo.

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