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Il popolo rossoblù per l’ultimo saluto ad Andrea Capone: “Il calcio per lui una missione”

funerale capone cagliari

PH Gianmarco Cossu

Il vecchio tifo rossoblù, il giornalismo sportivo, qualcuno dalla politica sarda. Non è mancata naturalmente qualche antica gloria del Cagliari. Sui suoi due piani la chiesa del Santissimo Crocifisso di Genneruxi è stata un’esplosione di commozione. Tutti stretti al dolore di parenti – mamma Silvana e la sorella Francesca – e amici per l’ultimo saluto all’ex giocatore Andrea Capone, trovato morto all’età di 43 anni nella suite dell’hotel Tirso di piazza Deffenu.

 

Sulla bara la sua maglia, la numero 10 indossata con orgoglio di sardo e cagliaritano tra il ’96, contando il periodo delle giovanili, e 2007, periodo inframmezzato da esperienze di altri club. Lo stendardo della squadra a dimostrare il suo senso di appartenenza, quello mostrato sempre sul campo del Sant’Elia. Per Andrea il calcio è stata una passione arrivata attraverso il papà, Franco, quasi come una vocazione, come sottolineato dell’officiante monsignor Alberto Medda, oggi nelle vesti di padre spirituale, sì, ma anche di vecchio tifoso rossoblu.

 

Il sogno della Serie A, sin da bambino. Realizzato e vissuto in tanti momenti bellissimi ed esaltanti. “La consapevolezza di essere chiamato a camminare su quella strada per se stesso,  i familiari e il papà. Dando gioia a chi lo seguiva e a uno stadio intero”.

 

Il popolo cagliaritano tra i banchi del Santissimo Crocifisso a stento trattiene le lacrime. Qualcuno, al collo, indossa la sciarpa rossoblù. Dalla terrazza di un palazzo del quartiere di Genneruxi un bambino sventola alta la bandiera del Cagliari. Festa, Zola, Cossu, Sau, Pisano, Matteoli, Melis: tra le vecchie glorie sarde che non hanno voluto mancare all’ultimo saluto per Andrea.

 

“Quando il Cagliari segnava, io mi fermavo a guardare quella folla esultante”, le parole del sacerdote, “e quante volte Andrea ha collaborato a questo. Dare  gioia negli stadi attraverso questo gioco, che è molto di più, se uno appartiene al Cagliari”.

 

E ancora: “una squadra che rappresenta un popolo intero. Dare a questa terra gioia, speranza e orgoglio. Andrea, grazie. Non ti ringrazieremo mai abbastanza”.

 

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