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Da Muravera all’Uganda per i bimbi orfani o abbandonati: Marco ed Emanuele e Il sogno di Masika

È il 2019 quando l’oggi 45enne Marco Farci e il 38enne Emanuele Tocchetti – colleghi di lavoro e amici – decidono di partire da Muravera alla volta di un viaggio in Africa. Vogliono rendersi utili, anche se ancora non sanno come. Ma presto, un po’ per caso e – ci piace pensare – un po’ per destino, scoprono un orfanotrofio a Kasese, in Uganda, retto da Masika, un’ostetrica ugandese che accoglie bambini orfani o abbandonati dalla regione del Rwenzori e dal vicino Congo.

Il suo sogno? Be’, riuscire a dare ai piccoli un futuro migliore.

Ed ecco perché l’organizzazione di volontariato che Marco ed Emanuele creeranno poi si chiamerà proprio così: HCI (Hopeworth Children Italia) – Il sogno di Masika.

Ma facciamo un passo indietro: appena arrivati a Kasese lanciano una raccolta fondi che si rivela, grazie alla generosità di parenti, amici e conoscenti, un successo. Con la cifra raccolta possono ultimare tutti i lavori di rifinitura che erano necessari alla casa dei bambini, acquistare beni essenziali quali cibo, vestiti e arredi.

Rimangono cinque settimane, in questo primo viaggio, e notano che Masika – seppur ci metta tutte le sue forze e tutto il suo tempo – non può riuscire a fare tutto da sola, ha certamente bisogno di supporto. Ma si accorgono anche di quanto disperato bisogno d’affetto hanno questi bimbi così dolci, educati e tanto sfortunati.

Quindi decidono che avrebbero fatto di tutto per aiutare l’ostetrica a dare a queste piccole anime una speranza. Ed è proprio allora che, rientrati in Italia, creano la loro organizzazione di volontariato. Giorno dopo giorno, in tanti si uniscono a questo ambizioso e bellissimo progetto.

Molte sono le cose di cui Marco ed Emanuele – insieme a Giulia, Chiara, Marco “old”, Paolo, Natascia, Iaia e Alfonso – si occupano.

Alcuni, infermieri specializzati, danno una mano nella clinica medica e in una scuola, altri si occupano di riparazioni e ottimizzazioni della casa-orfanotrofio dove sono ospitati i bambini che, con la raccolta fondi del 2019, viene migliorata a livello di impianti, pavimentazioni, arredi e oggetti di uso quotidiano, copertura esterna. Questa prima parte di aiuto permette anche l’acquisto di abbigliamento, stoviglie, prodotti per l’igiene personale e farmaci.

Nel 2021 viene aggiunto un importante tassello: i bimbi possono andare a scuola con un pulmino nuovo di zecca, acquistato grazie alla donazione di Matteo Baire. Grazie a un’altra raccolta fondi, questa volta realizzata da Tina, una volontaria tedesca, è stata realizzata una stalla e la generosità di Alfonso Fazio ha permesso l’acquisto di otto maiali, in modo da rendere subito attivo l’allevamento.

Grande anche un ulteriore progetto, ancora in corso.

La Worth a Haven Junior School (di proprietà della Hopeworth Children Foundation), situata a Kirembe a qualche centinaio di metri dalla casa-orfanotrofio, è composta da sette aule: tre per la scuola dell’infanzia e quattro per la primaria, più i servizi igienici e la cucina. La realizzazione delle prime 3 aule è iniziata a marzo 2020 grazia alla donazione di un ente di beneficienza olandese chiamato “The Next Smile”. Nel 2021, un donatore che vuole restare anonimo ha voluto contribuire in maniera determinante alla realizzazione di altre 4 aule. A dicembre 2021, i ragazzi di Hopeworth Children Italia destinano gran parte dei fondi raccolti proprio all’ultimazione della scuola.

Finalmente, il 10 gennaio 2022, i bimbi tornano finalmente dietro i banchi di scuola: ci sono i bimbi di Hopeworth e quelli del vicino villaggio di Kirembe. La scuola sorge su un ampio terreno acquistato dalla Hopeworth Children Foundation grazie a un mutuo concesso da un istituto di credito locale.

«Siamo sicuri che lavorando assieme, la Worth a Haven Junior School potrà prosperare e fornire un servizio fondamentale ad una comunità povera e svantaggiata come quella Kirembe» concludono Marco ed Emanuele. È in atto anche un altro bellissimo progetto: quello di realizzare un Glamping nel terreno di fianco all’orfanotrofio, in modo da creare posti di lavoro e quindi una fonte di reddito. Ma perché? Eh, perché a pochi chilometri c’è il Parco Nazionale Queen Elizabeth, che è patrimonio dell’UNESCO e ogni anno calamita migliaia di turisti. Il progetto prevede la realizzazione di 6 lodge e di un edificio servizi con reception, ristorante, magazzino.

«È una lunga strada, ma con l’aiuto degli sponsor e dei sostenitori, tutti assieme ce la faremo!»

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