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Sick Boy Simon, un tuffo nel percorso dell’artista sardo, dagli esordi alla collaborazione con gli ONYX

Rapper, producer e ingegnere del suono italiano, Sick Boy Simon – all’anagrafe Simone Lumini –, classe ’87, vive a San Sperate fino ai suoi vent’anni, quando si trasferisce a Barcellona dove studia Ingegneria del suono.

Dal 2015, nella sua Isola, si radica come professionista della produzione audiovisiva e dei nuovi media: da allora, mille i traguardi raggiunti.

Due album indipendenti e vari mixtapes tra il 2007 e il 2008, varie partecipazioni come ospite in diverse produzioni indipendenti della scena locale come Entroterra, Mentispesse, Parabellum e Green Peeps, decine di collaborazioni con artisti internazionali e nazionali, centinaia di spettacoli realizzati, un EP pubblicato da solista, “Radio Bastardo”, con la collaborazione di DJ Tray, DJ Yodha e Kennedy, un joint album – prodotto da Kennedy e Dirty Dagoes – con la collaborazione di Lil Pin: questi e altri sono i traguardi prima della collaborazione, nel 2020 con gli ONYX, leggendario gruppo New Yorkers, che dà luce al singolo “Bullshit”. Gli ONYX oltre a essere un gruppo leggendario della scena rap che ha collaborato con Eminem, Snoop Dogg, Wu Tamg Clan e Travis Scott, è stato celebrato persino nelle ultime edizioni di NBA live della EA Sports, videogame campione di incassi. I componenti della band hanno collezionato anche decine di partecipazioni in film e serie di successo come The Wire, The Shield della HBO, Law and Order, CSI, Blade e Save The Last Dance.

Ma facciamo un tuffo nella vita dell’artista, dall’adolescenza a San Sperate ai primi “salti”.

«Nel 2008 sono partito a Barcellona. In Spagna ho studiato ingegneria del suono e sono entrato nel mondo dei concerti internazionali come assistente di un’agenzia di Booking e di uno street shop chiamato DYD Lowrider, in Carrer Ferlandina nel barrio del Raval» racconta l’artista. «Ho potuto incontrare artisti del calibro di Cypress Hill, Dj Muggs, Alchemist, Rakim, Xzibit e tanti altri tramite i backstage a cui avevo accesso, avevo tra i 21 e i 25 anni.»

E la passione, nel suo caso, inizia presto: «A 13 anni stavo già iniziando a muovere i primi passi nella produzione e nel rap. Ero un alieno per la situazione musicale e la cultura italiana del periodo. Durante tutte le medie e le superiori, producevo musica, ininterrottamente. Gli adulti mi guardavano abbastanza interdetti, nella migliore delle ipotesi erano affascinati dall’idea del ragazzino che faceva i “suonini” con il computer, ma nessuno ha capito veramente la portata di quello che stavo esplorando. Ci sono voluti parecchi anni.»

E per gli esordi? Be’, come chiarisce, per la generazione precedente alla mia gli esordi erano le jam. «Io ho partecipato come spettatore all’ultimo periodo di quel movimento. Quando è arrivato il “nostro” momento, quello dei ragazzi “millennials” degli 87-90 etc, c’era in atto un cambio generazionale. Intorno al 2003 per mancanza di serate e di organizzazioni che ci dessero spazio siamo dovuti ripartire dalle feste in casa, ai locali “bettola”, alle piazze, alle discoteche e alla fine io e il mio gruppo del periodo siamo riusciti a farci notare» continua. «A quel punto eravamo coinvolti in tutte le serate con ospiti “dall’Italia”. Andavo alle superiori quando ho aperto il concerto dei Club Dogo, presentavano Penna Capitale. In effetti forse anche noi stessi non capivamo la portata di cosa stessimo facendo. In Spagna è stato un secondo esordio, ero leggermente più grande (23 anni) quanto ho aperto insieme a Noyz Narcos il concerto agli Psycho Realm da Los Angeles alla Sala Apollo.»

E così inizia il suo percorso musicale di rapper e producer sardo a Barcellona.

«È stata una carrellata di opportunità indescrivibili» rivela, ma non solo: «Peccato che Barcellona abbia anche un lato oscuro molto pronunciato e a un certo punto ho capito che era meglio costruire in Sardegna.»

E così si arriva alla collaborazione più importante e più recente: «100 Mad è l’etichetta internazionale fondata dagli ONYX e dal loro manager Perry Papadokos. Io ho fatto la prima sessione in studio insieme a loro già nel 2017 durante i loro day off della tappa di Cagliari del tour. Era quella relativa al singolo “Bullshit” che abbiamo pubblicato nel 2020 in un cartoon delirante. Questa estate abbiamo replicato durante la tappa di Milano e questa volta sono finito io sul loro Album “World Take Over”. Ovviamente in quell’occasione ho anche invaso il palco.»

Insomma, delle belle news sono in arrivo: «Non faccio proclami, ma sono barricato in studio» chiude. «Tenete d’occhio le pagine.»

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