Site icon cagliari.vistanet.it

Zerocalcare prende posizione e dice no al Lucca Comics, quest’anno patrocinato dall’ambasciata di Israele

Quest’anno l’ambasciata di Israele ha patrocinato il Lucca Comics, la frequentatissima e attesissima fiera del fumetto che si svolgerà i primi di novembre nella cittadina toscana e da cui arrivano visitatori e partecipanti da tutto il mondo. Zerocalcare, il più noto fumettista italiano, una delle presenze più acclamate dell’edizione 2023 ha però annunciato, proprio oggi che no, lui non parteciperà. Perchè? Proprio per quel patrocinio e, a detta dell’artista, per la sua dissociazione con il festival culturale e la strage di civili che si sta perpetrando a Gaza.

Ecco il suo post, completo. “Senza troppi giri di parole: Purtroppo il patrocinio dell’ambasciata israeliana su Lucca Comics per me rappresenta un problema. In questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone che non sanno nemmeno se saranno vive il giorno dopo, dopo oltre 6000 morti civili, uomini donne e bambini affamati e ridotti allo stremo in attesa del prossimo bombardamento o di un’invasione di terra, mentre politici sbraitano in TV che a Gaza non esistono civili e che Gaza dev’essere distrutta, mentre anche le Nazioni Unite chiedono un cessate il fuoco -il minimo davvero- che viene sprezzantemente rifiutato, per me venire a festeggiare lì dentro rappresenta un corto circuito che non riesco a gestire.

Mi dispiace nei confronti della casa editrice, dei lettori e delle lettrici che hanno speso denaro per treni e alloggi magari per venire apposta, e anche per me stesso, perché Lucca per me è sempre stato un gigantesco accollo ma anche un momento di calore e di incontro.

Lo so che quello sul manifesto è solo un simbolo, ma quel simbolo per molte persone a me care rappresenta in questo momento la paura di non vedere il sole sorgere domattina, le macerie sotto cui sono sepolti i propri cari, la minaccia di morire intrappolati in quel carcere a cielo aperto dove tanti ragazzi e ragazze sono nati e cresciuti senza essere mai potuti uscire.

Sono stato a Gaza diversi anni fa, conosco persone che ancora ci vivono e persone che ci sono andate per costruire progetti di solidarietà, di sport, di hip hop e di writing. Quando queste persone mi chiedono com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra in spregio del diritto internazionale, io onestamente non riesco a fornire una spiegazione. Non riesco nemmeno a dire loro del mio dispiacere di non esserci e di quanto questa cosa mi laceri, se lo paragono all’angoscia che sento nelle loro voci.

Non è una gara di radicalità, e da parte mia non c’è nessuna lezione o giudizio morale verso chi andrà a Lucca e lo farà nel modo che ritiene più opportuno, soprattutto non è una contestazione alla presenza dei due autori del poster Asaf e Tomer Hanuka, che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero coi loro governi. Spero che un giorno ci possano essere anche i fumettisti palestinesi che al momento non possono lasciare il loro paese”.

La domanda che ci si pone è d’obbligo, considerata ma non solo la viralità della discussione nata sull’onda della decisione del fumettista romano, all’anagrafe Michele Rech. E’ giusto che un intellettuale/artista si addentri nei terreni della politica? O l’arte deve restarne fuori? Tra chi sostiene Zerocalcare tanti tra i suoi colleghi di matita più famosi, tra cui Sio, Giacomo Bevilacqua e Vauro (i primi due parteciperanno al Lucca Comics, nonostante il sostegno al fumettista, ndr) ma anche detrattori celebri come Salvini: “Io andrò a Lucca Comics, viva l’arte e la libertà”, centrando proprio il problema principale della questione, l’espressione artistica.

L’arte dunque è solo e semplice esercizio di stile come può essere la riproduzione fedele di un panorama o l’opera di un falsario, l’esecuzione perfetta di un ritratto, un gingillo antistress spesso magari esteticamente piacevole ma senz’anima o profondità? O, al contrario, l’arte è politica, è vita, è tempo?

L’intellettuale deve restare chiuso nel suo otium, dando di sè e della sua opera un’immagine immobile e irreale producendo solo per svago e diletto, porsi come cortigiano del potere e/o del pensiero dominante? O ha il dovere e il diritto di schierarsi, di prendere posizione, di sollevare dubbi e azione? Chiedetevi adesso se vi viene in mente un qualunque grande e influente artista o intellettuale che non abbia avuto un ruolo decisivo nella lettura del mondo e che di quel mondo non ne sia stato il frutto e allora vi sarà nettamente più chiaro cosa significhi fare arte.

Tanta stima quindi per Zerocalcare e la sua decisione, perfettamente coerente con la sua presa di posizione ideologica, da sempre. L’ha fatto lui e possono dunque farlo tanti altri, coloro che come Rech hanno un peso e un seguito culturale/concettuale: può e deve agire in questo modo, in linea con la propria morale chi ha il potere per farlo, fungendo da solida base per chi, purtroppo non può permetterselo o non ne ha semplicemente il coraggio. Perchè si, oggi per tanti, troppi è stato facile racimolare like, applausi, prime pagine con le prese di posizione degli altri anzi dell’altro (Rech), ma per cambiare le cose di sicuro non basta una condivisione e un pollice all’insù.

 

 

 

 

Exit mobile version