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Vedere il Cagliari allo stadio? Quest’anno o sei ricco o sei abbonato

120 euro nei Distinti centrali, 150 in tribuna blu e 180 in tribuna rossa: questi i prezzi dei biglietti per assistere a Cagliari-Milan del prossimo 27 settembre. In pratica un tagliando per la partita (il più economico) costa poco meno di mezzo abbonamento in curva, settore tradizionalmente più economico quest’anno riservato ai soli abbonati. Costa più di un ticket di Champions League a San Siro nel Primo anello. Contro la modesta Udinese la richiesta economica è scesa, ma il prezzo minimo partiva comunque dai 50 euro.

La caccia alla tessera con inclusi i 19 match casalinghi rossoblù quest’anno è stata feroce. Un bel segnale della tifoseria sarda che ha superato le 13mila sottoscrizioni. Una reazione comprensibile visto il miracolo di Ranieri e i suoi, culminato con il gol decisivo di Pavoletti al 94′ contro il Bari nella finale di ritorno dei playoff di Serie B.

Nel mezzo di questa notizia positiva ce n’è una decisamente meno bella da raccontare: un pubblico troppo grande e numeroso per essere contenuto nella piccola Unipol Domus, stadio che doveva essere provvisorio ma che da sette anni è diventata la casa (fissa) del Cagliari. Inutile qui soffermarsi sulla lentezza dell’approvazione progettuale, le cui colpe sarebbero da dividersi equamente e democraticamente tra tutti gli attori protagonisti, Covid-19 compreso. Già perché la questione viva attualmente è una faccenda – come disse per primo l’imperatore romano Vespasiano – di “vile pecunia”.

Come abbiamo mostrato all’inizio di questo ragionamento i prezzi dei pochi biglietti rimasti sono alti, troppo alti per molte categorie di persone che per mille motivi non si sono potute abbonare, ma che avrebbero avuto piacere di assistere a qualche partita dei propri beniamini vestiti di rosso e di blu. La dirigenza rossoblù ha fatto capire chiaramente che questa politica sia stata scelta per disincentivare la presenza, nei settori casalinghi, di tifosi di altre squadre, ultimamente definiti in gergo gli “strisciati”, ovvero i cagliaritani supporter di Inter, Milan e Juventus (ma anche Roma, Lazio e altre). In tanti – soprattutto tra gli abbonati – plaudono a questa policy, sognando uno stadio senza “infiltrati” e gioendo della propria saggia decisione di sottoscrivere l’abbonamento a inizio stagione. Altri – e qui si sostiene questa tesi – credono che una scelta di questo tipo porti con sé non poche conseguenze, sia per il tifo rossoblù, sia per il tipo di ambiente calcistico che ne scaturisce, sempre più elitario ed esclusivo, sempre meno popolare e democratico. È vero che il Cagliari è una società privata e come tale è libera di operare sul mercato, ma è altrettanto vero che il Cagliari è una comunità di persone, una fede, un’affezione, un sentimento e – come dice anche la scritta sopra i distinti – un popolo. E il popolo non è certo pieno di gente facoltosa. Ecco perché l’argomento merita una riflessione seria e il più ampia possibile.

Come anticipato tra i tifosi esclusi da questi prezzi ci sono innanzitutto le persone poco abbienti, che in passato avrebbero investito volentieri dai 30 ai 50 euro (a seconda della caratura dell’avversario9 per un tagliando in curva. Almeno una volta all’anno, con un piccolo sacrificio, si sarebbero regalati la gioia di gridare dal vivo “Forza Casteddu”. Ci sono poi i sardi tifosi del Cagliari ma non residenti nel capoluogo. Sono anche loro figli di quella “Terra” tanto caldeggiata nella scritta posizionata sopra il settore dei Distinti. In occasione della partita contro l’Udinese un ragazzo di Palau ha postato con orgoglio su Facebook le foto della sua “trasferta”. Sveglia alle 4 del mattino, corriera Arst e partita allo stadio. Poi il ritorno, chissà a quale ora della notte. Tra biglietti, trasporto, pranzo e snack vari ed eventuali quel ragazzo non avrà speso meno di 100 euro. Se il biglietto fosse costato un po’ di meno sarebbe stato più facile vivere la sua passione. Da sempre sono presenti allo stadio: arrivano da Sorso, Bono, Olbia, Tonara, Desulo e tanti altri luoghi lontani dell’Isola. Anche questi tifosi meriterebbero più riguardo. Ci sono poi gli emigrati, quelli che vengono per un fine settimana a trovare i parenti e che sarebbero molto contenti di poter assistere a un match della propria squadra del cuore così amata e così lontana nella propria vita quotidiana.

Ci sono infine i bambini e i giovani, ci sono le famiglie. Si parla tanto di famiglie allo stadio, ma quest’anno alla Unipol Domus saranno poche quelle che potranno permettersi di sborsare dai 200 ai 600-700 euro per due ore allo stadio. E quelle che potranno farlo ci penseranno su due volte perché con quella cifra si può affittare una barca a vela per fare un tour esclusivo di un’intera giornata nelle acque del Golfo degli Angeli. Vuoi mettere? Siamo sicuri che così stiamo incentivando i più piccoli a tifare per il Cagliari e non per una delle cosiddette “strisciate”? Divano per divano i bambini non sono stupidi e preferiranno una squadra capace di vincere i grandi trofei. I colori rossoblù avranno quindi sempre meno sostenitori “in esclusiva” e prevarranno i cosiddetti “doppiofedisti” per usare un termine tanto in voga ultimamente. Chi ha più di 30 anni e tifa il Cagliari ricorderà sicuramente con emozione quel giorno che il papà li ha portati per la prima volta allo stadio. Il Sant’Elia era un po’ fatiscente, ma c’era posto per tutti, abbonati, ricchi e poveri. Per un bambino fino ai 5 anni il tagliando costava 5.000 Lire e lo snack si comprava nelle bancarelle fuori dallo stadio: un pacchetto di noccioline, 1000 Lire. Un’altra epoca, un altro mondo. Lo stiamo perdendo.

Detto delle ragioni che dovrebbero far prendere le distanze da questa politica di prezzi non resta che trarre un’amara conclusione: chi potrà andare allo stadio quest’anno? Solo due categorie di persone, i ricchi e gli abbonati. Tutti gli altri sul divano, tariffe di Dazn permettendo.

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