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Un viaggio tra antichità sarde e menhir: nell’oristanese due musei davvero imperdibili

Nel nostro passato sono da ricercare le peculiarità del nostro presente e in una terra ricca di reperti come quella sarda ripercorrere i momenti salienti del tempo che fu è sempre senza alcun dubbio magico.

Oggi vi proponiamo un viaggio tra Oristano con il suo museo più importante, l’Antiquarium Arborense (che si propone come Museo storico del collezionismo delle antichità sarde) e Laconi con il suo Menhir Museum (nientepopodimeno che il Museo della Statuaria Preistorica in Sardegna).

Un percorso che odora di sacro, di storia e di tradizione.

L’Antiquarium Arborense oristanese, tra spirito antico e collezioni da non perdere

A Oristano, precisamente nel Palazzo Parpaglia, c’è il museo più importante di Oristano, quello che conserva i reperti archeologici ritrovati nei nuraghi del circondario della città di Tharros ma non solo: l’Antiquarium Arborense – sito nel cuore del centro storico di Oristano – fu fondato nel 1938 grazie all’acquisto da parte del podestà della città della collezione Pischedda, la più grande raccolta privata di reperti archeologici dell’Isola.

“Nel museo di Oristano” si legge sul sito “c’è uno spirito antico, appunto retrò, e voi siete invitati a scoprirlo”. Insomma, sin dall’inizio – come si dice – i visitatori saranno catapultati in quel che fu, in un’atmosfera arcaica e densa di storia, tradizione e passato.

Grande il patrimonio di Beni Culturali che ospita l’Antiquarium Arborense: circa 10mila unità – in massima parte pertinenti a beni archeologici – che fanno parte delle collezioni archeologiche Pischedda, Carta, Sanna Delogu, Pau, Cominacini-Boy, D’Urso-Vitiello. Ma non solo: a tutto ciò si aggiungono altre circa 10mila unità di beni archeologici frutto di depositi stabili della Soprintendenza per i Beni Archeologici (dal ’45 in poi) e di sequestri di oggetti da parte delle Forze dell’Ordine.

Quello che è venuto fuori da tutto ciò è un’ampia collezione, certo, ma anche un itinerario che porta chi vi entra in un viaggio.

Il Museo si articola su due livelli, al piano terra la sala archeologica e il museo tattile, al piano superiore la sala archeologica, la sala retabli, l’aula didattica e la sala per le esposizioni temporanee.

La sala archeologica ospita le varie collezioni – con materiali provenienti dalla penisola del Sinis, tra il neolitico e la civiltà nuragica. Ci sono anche corredi tombali fenici e punici e reperti di età romana, paleocristiana e altomedievale.

Qui ci sono due plastici ricostruttivi ritenuti importantissimi: quello della città di Tharros nel IV secolo d.C. e quello della città di Oristano nel XIV secolo d.C.: quest’ultimo mostra la città durante il periodo giudicale, quindi circondata da un’importante cinta muraria.

Nella “Sala Retabli” sono esposte tavole pittoriche del Quattro-Cinquecento: qui sono presenti il retablo di San Martino risalente al XV secolo, il retablo del Santo Cristo del 1533 e il retablo della Madonna dei Consiglieri del 1565.

L’Antiquarium Arborense è uno dei pochi musei dell’Isola a disporre di una sezione per i non vedenti e per gli ipovedenti: mediante il tatto e con l’aiuto delle guide museali – preparate professionalmente – sarà possibile comprendere i segreti e le peculiarità di alcuni dei più importanti manufatti esposti.

Il Menhir Museum di Laconi, il museo della statuaria preistorica che rimanda indietro nel tempo

“Scandagliare l’enigma che avvolge l’origine e lo sviluppo del Megalitismo, ossia penetrare gli indefiniti e aspri tratturi che sono l’essenza della più grande civiltà preistorica e protostorica europea, è sempre una grande emozione. Costruire, innalzare, levigare sapientemente la dura roccia al fine di creare segni di dimensioni straordinarie e ad essi affidare la cura del sacro, dello spirito, della fisica e della metafisica, è stato all’origine della crescita culturale di un intero continente che ha determinato le sorti del mondo per millenni.”

Ecco l’essenza del Menhir Museum di Laconi, che del Megalitismo, del suo studio e delle sue collezioni, ha fatto il suo scopo.

Ospitato negli elegantissimi ambienti del Palazzo Aymerich, ultima dimora dei marchesi di Laconi, il percorso museale si articola attualmente in 11 sale distribuite tra il primo e il secondo piano della raffinata dimora in stile neoclassico che, progettata nell’Ottocento dall’architetto Gaetano Cima, si trova al centro del paese.

Dieci le sale dedicate ai menhir e alla grande statuaria antropomorfa preistorica dell’Isola centro-meridionale – si parla del Sarcidano, Grighine e Mandrolisai –, mentre l’undicesima, chiamata “la galleria” e affacciata sulla grande corte interna, ospita reperti rinvenuti in contesti funerari megalitici laconesi.

Tre le classi di riferimento dei menhir: protoantropomorfi (di sagoma ogivale ma privi di raffigurazioni), antropomorfi asessuati (tratti somatici come naso e occhi) e statue-menhir molto più ricche di dettagli e simboli che permettono anche una distinzione tra sessi. Nelle statue menhir maschili, importante la raffigurazione del pugnale, elemento di virilità e forza. In quelle femminili, più piccole, si intravedono i seni, talvolta qualche altro dettaglio che rimanda alla Dea Madre. Nell’esposizione museale, i menhir di Laconi, di Allai, di Samugheo e di Villa S. Antonio.

 

Se vi trovate a Laconi, poi, vi consigliamo senza dubbio una piccola gita al Parco Aymerich. Chiunque abbia una passione per le piante rare e la flora endemica si troverà nel proprio elemento in questo parco. Il parco urbano vanta una straordinaria diversità botanica, con una vasta gamma di specie autoctone che crescono in modo selvaggio e incontaminato. Qui è possibile trovare alcune delle piante più rare e protette della Sardegna, molte delle quali non si trovano altrove nell’isola. I botanici, gli appassionati di giardinaggio e gli studiosi delle scienze naturali troveranno un vero e proprio paradiso, con l’opportunità di studiare e ammirare specie uniche come l’orchidea selvatica (Ophrys saratoi), l’Asphodelus tenuifolius, e la rara Centaurea horrida, solo per citarne alcune. Il parco offre un ambiente in cui queste piante possono crescere e prosperare in modo naturale, garantendo la loro sopravvivenza.

 

Contenuto realizzato in collaborazione con la Regione Sardegna, Assessorato del Turismo, Artigianato e Commercio

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