L’obiettivo degli scavi condotti dall’archeologa Vanna Canalis, era quello di riportare alla luce una necropoli. E infatti la campagna di scavi del 2002 nel territorio di Padru, vicino a San Teodoro portò alla luce una grande necropoli formata da 20 Dolmen, unica in Sardegna. Ma sopra la necropoli si era sviluppato in epoca successiva il piccolo villaggio di Padru, al confine tra i giudicati di Torres e Gallura, attorno alla piccola chiesetta di Santu Miali, San Michele Arcangelo.
Vicino al villaggio passava anche una strada di epoca romana che conduceva all’attuale San Teodoro. Durante gli scavi sono stati ispezionati anche i ruderi della chiesetta e proprio sotto l’altare è stato rinvenuto questo magnifico tesoro. Le monete sono d’argento, sottili e leggere in ottimo stato di conservazione, visto che si trovavano sotto terra da 800 . Su una faccia c’è impresso il simbolo di Genova, le quattro torri, nell’altra c’è una croce. Da qui il nome “Genovini”.
Le monete risalgono all’epoca giudicale, quando la Sardegna subiva l’influenza di Pisani e Genovesi, tra il 1100 e la prima metà del 1300. Il tesoro conta di 3671 fra i quali diversi pezzi di notevole rarità. Durante gli scavi sono stati rinvenuti stoviglie in ceramica, alcune monete romane e diversi monili come orecchini e perline in pasta vitrea. Ma mentre è normale trovare questi reperti in una campagna di scavi archeologici, sulla presenza del tesoro si possono fare solo delle ipotesi.
Data l’ingente somma con la quale all’epoca si poteva comprare un intero villaggio, che si trattasse di una donazione alla chiesa è molto improbabile. L’ipotesi più accreditata è che si possa trattare del frutto di una rapina. La somma poteva rappresentare il tributo di un villaggio. Oppure, visto che le repubbliche marinare avevano stipulato con i giudicati una sorta di protettorato per fronteggiare le scorribande dei Saraceni, il tesoro poteva essere la paga dei militari. Magari chi trasportava quelle monete per portarle a destinazione era stato rapinato, e i malviventi sentendosi braccati hanno pensato di nascondere il bottino sotto l’altare della chiesetta, con l’intenzione di venirseli a riprendere. Cosa sia loro successo poi, non è dato sapere, sta di fatto che dopo 800 anni le monete, sono tornate alla luce.