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Cagliari: da oggi, 1 agosto, le cabine telefoniche spariranno dalla nostra città

cabine telefoniche

Foto da Instagram di This is Cagliari

Da oggi le cabine telefoniche cittadine verranno dismesse. Ma voi vi ricordate quando per telefonare e fare tante altre cose bisognava cercare e aspettare? C’è stato un tempo, conclusosi con l’avvento dei cellulari prima e smartphone poi, in cui per fare qualcosa, qualunque cosa, bisognava CERCARE (e ASPETTARE).

Foto da Instagram di This is Cagliari

Cercare una cabina telefonica se si voleva comunicare con qualcuno (per la precisione con il telefono fisso di un’abitazione, presupponendo che quel qualcuno si trovasse in casa), cercare un libro, enciclopedia, dizionario se si aveva intenzione di capire o scoprire il significato di una parola o di un fenomeno, il punto esatto in cui si trovava un Paese o una città, la traduzione di un idioma straniero, cercare un negozio per acquistare un oggetto, vestito, cibo.

Il cercare racchiudeva in sè anche il concetto di aspettare perché quando si trovava la succitata cabina telefonica, spesso non si avevano in tasca i gettoni o le monete o la tessera, e magari bisognava anche fare la fila prima di accaparrarsi la cornetta, oppure se si aveva a casa il vocabolario o l’enciclopedia, prima di recuperare l’informazione che ci serviva era necessario sfogliare infinite pagine e coordinare il movimento dita-neuroni e se occorreva un qualsiasi oggetto da comprare beh, alzarsi dalla sedia/divano, uscire di casa e via! verso nuovi “orizzonti”.

Vi ha ricordato qualcosa tutto questo? Se siete nati prima del 2000 di sicuro avete vissuto questi momenti perché poi, ad un certo punto, tutto è cambiato. Telefonini e smartphone con Internet a portata di pollice e clic su Amazon facile, hanno cambiato tutto. E non si tratta solo di presunta comodità o velocità nell’agire: hanno modificato proprio la percezione della realtà. Perché adesso non è più pensabile aspettare per fare qualcosa, qualunque cosa si tratti: adesso tutto deve essere compiuto qui e ora.

Ma siamo sicuri che avere tutto e subito sia utile? Per certe cose probabilmente si: una medicina, un genere di prima necessità, la possibilità di comunicare in tempo reale se si ha un problema. Ma per tutto il resto? Quanto era soddisfacente concludere una delle “missioni” di cui ho scritto sopra dopo la fatica di averci provato e insistito? Perché oggi sembra che tutto sia un po’ come vincere una maratona o una qualunque competizione sportiva senza essersi allenati, ritrovarsi all’arrivo essendoci arrivati in monopattino elettrico e non sulle proprie gambe, senza neanche capire bene come ci si è giunti.

“Hic et nunc” dicevano i romani e mai avrebbero potuto sapere che la locuzione attribuita ad Orazio sarebbe diventata un vero e proprio modo d’essere duemila e passa anni dopo, quando arrivare è più importante che percorrere.

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