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«Mamma ‘sto reel mi sta triggerando, switchalo, è cringe», se anche voi avete bisogno di un traduttore, significa che sì, siete vecchi

Teenager wearing a headset and playing online video games at home, 3D shooter games

Lungi dal voler comprendere completamente ciò che mio figlio di quasi 12 anni bofonchia quando vuole comunicarmi qualcosa, che non sia “mamma dov’è questo, mamma ho fame, mamma portami l’altro” (e queste cose, onde evitare incomprensioni, le dice in italiano forbito, per quanto può essere forbita una richiesta di quel genere), quantomeno alle volte vorrei capire cosa dice senza il bisogno di un “SOS translate”.

Se anche voi avete già sentito con le vostre orecchie qualcuno esprimersi con termini quali “cringe”, “triggerare”, “snitchare”, “crush”, “shippare”, fino a raggiungere picchi quali “tryhardare” significa solo che: 1) avete decisamente più di 30 anni e quindi siete nati nel secolo precedente; 2) siete insegnanti; 3) avete figli/nipoti tra gli 8 e i 20 anni. Insomma siete vecchi e appartenete (come me) a una generazione che l’inglese spesso lo guardava con circospezione e sospetto, non sia mai utilizzarlo come fonte da attingere per un parlato quotidiano.

Sintetizzando al massimo, sono tutti termini che derivano dal mondo angloamericano dei videogiochi, del rap, dell’online, caratterizzati dall’estrema velocità di cambiamento (viaggiando sull’onda della viralità social) e comunque appartenenti a delle realtà che loro hanno “navigato” fin da quando sono venuti al mondo. Ma come comportarci dunque se nella quotidianità veniamo investiti da una simile modalità d’approccio verbale? Sinceramente io non lo so, anzi: ho scritto questo articolo proprio nella speranza che qualcuno aiuti me perchè, nel momento in cui imparo, interiorizzo e finisco addirittura per utilizzare un termine come “skillato”, sono certa che loro l’hanno già dimenticato e mi guarderebbero inevitabilmente con compassione alzando gli occhi al cielo.

 

 

 

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