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Dai malloreddus della nonna agli spaghetti verdi con gambero rosso: il viaggio nella cucina sarda del ristorante “L’Ambasciata”

“Mi ricordo un giorno di tanti anni fa. Avrò avuto 8 anni e i miei mi portarono con loro durante la tosatura delle greggi. Arrivò mia nonna che portava tra le mani una grande insalatiera di ceramica avvolta in dei teli. Quando li tolse si diffuse nell’aria un profumo buonissimo: un recipiente di malloreddus lisci fatti a mano e conditi con sugo di cinghiale. A distanza di quasi cinquant’anni mi ricordo ancora quel sapore”. Questo l’aneddoto che Filippo Nieddu, patron de L’Ambasciata, ci ha raccontato mentre ci faceva provare in anteprima il nuovo menù del ristorante di via Barcellona, nel quartiere cagliaritano Marina.

Si capisce molto da questo aneddoto dell’ambizioso quanto umile viaggio culinario che L’Ambasciata ha deciso di intraprendere con il nuovo menù ideato insieme allo chef Maurizio: un percorso creativo e colorato in cui i sapori della tradizione assumono forme completamente nuove. Questa sensazione è confermata fin dal primo piatto che ci arriva in tavola: filetti di muggine semolati e fritti in pomodoro agrodolce con miele e alloro. Quando il primo boccone incontra il palato sembra di ritrovare il gusto del “pisci a scabecciu” preparato da una nonna cagliaritana.

Dal mare torniamo alla terra, ritrovando i profumi e gli aromi del bosco e della tradizione agropastorale in un antipasto tutto vegetariano: cardoncello al pane verde (arricchito con le più importanti erbe aromatiche dell’Isola) con crema di ricotta mustia e riduzione di vernaccia e more.

Un altro piatto vegetariano è la vellutata di zucca, arricchita da crostini di civraxu al rosmarino e da gocce di olio di lentisco di Orosei, ingrediente estremamente aromatico ma anche elisir di lunga vita con le sue proprietà antiossidanti.

Mentre gustiamo i nostri antipasti ci perdiamo nei colorati pannelli artistici realizzati dallo street artist di fama internazionale Giorgio Casu, tra sirene, balene e velieri che regalano alla sala un’atmosfera affascinante da “Moby Dick” o “Ventimila leghe sotto i mari”. Filippo ci versa un calice di uno dei suoi vini. È un Caricagiola, un vitigno sardo antico e ormai quasi scomparso. “Quando ho preparato la carta ho deciso di inserire solo etichette particolari e di piccoli produttori, tutti sardi – ci spiega -. Non volevo che il cliente nel leggerla avvertisse una sensazione di noia”.

Ed è quasi sovrappensiero che arriva in tavola il piatto che più colpisce i nostri sensi. Spaghetti – di pasta fresca come tutti i primi de L’Ambasciata – con un impasto alle ortiche che regala una nota di verde, conditi con gambero rosso crudo, la sua bisque, zafferano di Sardegna e aglio nero. Ogni sapore è ben distinto e i colori sgargianti risaltano in tutta la loro brillantezza all’interno di un grande piatto fondo azzurro.

Gli altri due primi piatti inseriti nel menù da chef Maurizio raccontano la filosofia del locale. I raviolini viola (impasto alla rapa rossa), di rana pescatrice al pomodoro giallo, basilico e bottarga portano in tavola stagionalità e freschezza.

La fregula – rigorosamente artigianale come quella che faceva la suocera di Filippo – è in rosso con le vongole, come si usava a Cagliari una volta, ma viene servita come una piccola paella, con una rapida gratinatura in forno e l’aggiunta di funghi chiodini. Stessi sapori della tradizione, ma una forma tutta nuova.

“Ma il fritto lo mettiamo o non lo mettiamo? Ci siamo chiesti con lo chef – racconta Filippo divertito -. Alla fine ci siamo detti che l’avremmo fatto solo se fossimo riusciti a renderlo in qualche modo ‘indimenticabile’”. E il fritto misto de L’Ambasciata – vi garantiamo – è una piccola bomba pronta a esplodere: gamberi rossi sgusciati, calamari, polpo, polpettine di tonno, orziadas e patatine fritte fresche in formato stick.

Se amate il tonno vi consigliamo di provare la tagliata panata al carasau e sesamo con cavolo rosso e limone. Cottura breve, pesce crudo all’interno e materia prima sapientemente rispettata.

“E per dolce cosa ci proponi?” chiediamo a Filippo. “Qui non c’è da sbagliare – replica – i dolci sono un ‘grazie’ alla tradizione e alle nostre materie prime. La sebada la facciamo classica con aggiunta di miele di castagno o corbezzolo. La cheesecake è scomposta, con ricotta di pecora e pere al Cannonau. Dentro c’è tutta la Sardegna”. E quando il cucchiaino affonda nella cheesecake chiudiamo gli occhi e immaginiamo di essere catapultati in un grande pascolo verde come quelli che si trovano tra la Barbagia e l’Ogliastra: il mare davanti, la montagna dietro e il rumore del vento. Il viaggio nella cucina della Sardegna di ieri, oggi e domani de L’Ambasciata ha compiuto il suo cerchio.

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