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Alla scoperta della chiesa di San Pietro dei Pescatori a Cagliari: l’unico monumento rimasto dell’antica Santa Igia

Lo sapevate? La chiesa di San Pietro dei Pescatori a Cagliari è l’unico monumento rimasto dell’antica Santa Igia.

La Chiesa di San Pietro dei Pescatori, edificata tra XI e XIII secolo dal Gremio dei Pescatori, è l’unico edificio rimasto di Santa Igia, la grande città che in età giudicale sorgeva sulle rive della laguna di Santa Gilla.

In viale Trieste si trova la chiesa di San Pietro dei Pescatori, gioiello romanico nascosto ai turisti tra incuria e degrado.

 

Nascosta, chiusa, sconosciuta ai più, ma bellissima. La chiesetta medioevale che si trova nel quartiere di Stampace (alle porte di Sant’Avendrace), in un luogo dove sorgeva in età paleocristiana una necropoli, è tra le più antiche di Cagliari: fu infatti edificata nell’XI secolo in stile romanico-gotico ma venne rimaneggiata più volte nel corso dei secoli. La chiesa rientrava nel territorio dell’antica Santa Igia (i confini si trovavano più o meno tra gli odierni viale San’Avendrace, l’inizio di Stampace, Sa Illetta, via Simeto, via San Paolo e le zone cittadine limitrofe allo stagno di Santa Gilla), la vecchia capitale del Giudicato (o Regno) di Cagliari, prima che i pisani spostassero il centro del potere nell’odierno Castello di Cagliari (il vecchio Castel di Castro).

Il monumento si affaccia su un piccolo cortile, accessibile da viale Trieste, in un’area utilizzata come necropoli in età paleocristiana, come attestano alcuni ritrovamenti oggi conservati presso il Museo Archeologico della città. La facciata attuale è in pietra calcarea e presenta elementi gotici probabilmente di datazione duecentesca; l’interno si sviluppa in un’unica navata e ha copertura lignea. Le decorazioni sono molto semplici: sono presenti due statue di legno raffiguranti San Pietro e un dipinto del XIX secolo che rappresenta la Vergine Addolorata. Attualmente la chiesa non è visitabile (a discrezione dei custodi, i pescatori, che la gestiscono) per problemi di staticità. La chiesa infatti spesso si riempie d’acqua e sprofonda. Lungo le pareti sono presenti numerose crepe che favoriscono le infiltrazioni. 

Nella zona diversi anni fa è stata ritrovata una delle iscrizioni d’amore più antiche di Cagliari. L’iscrizione ricorda la giovane Fortuna, morta a soli 27 anni, e riferisce del tenero gesto compiuto nei suoi confronti dal marito che, quando la vide ormai priva di vita, le chiuse gli occhi. L’epitaffio è stato datato al V secolo dopo Cristo.

Secondo l’ipotesi tradizionale proposta dal canonico Giovanni Spano nel XIX secolo, la città di Santa Igia era situata sulle sponde orientali dello stagno di Santa Gilla, in una posizione difendibile facilmente da attacchi via terra e via mare. Alcuni resti si trovano al di sotto della moderna città di Cagliari, nel quartiere di Sant’Avendrace, tra via San Paolo e viale Monastir, comprese le vie Garigliano, Po, Brenta (dove, durante i lavori di costruzione del nuovo raccordo, è stata trovata una parte importante), San Simone (dove sono stati rinvenuti dei ruderi durante la costruzione del “centro commerciale Santa Gilla”); parte della città si trovava anche nell’isola di Sa Illetta.

Ipotesi più recenti la individuano invece intorno all’attuale corso Vittorio Emanuele II, da cui parte un diverticolo (via Carloforte) che porta all’unico edificio ecclesiastico tuttora esistente, la chiesa di San Pietro dei Pescatori. Si conserva inoltre nel duomo di Santa Maria, a Cagliari, l’altare di Santa Cecilia, proveniente dalla cattedrale di Santa Igia. Questa, il castello, il palazzo giudicale e della cancelleria, le residenze della reggente Agnese di Cagliari (sorella di Benedetta e madre della giudicessa di Torres Adelasia) e dell’ultimo giudice Guglielmo III Salusio VI (1256-1258) furono abbattuti.

 

 

La chiesa di San Pietro sorge nella zona litoranea della laguna di Santa Gilla tra i binari della ferrovia e un supermercato del viale Trieste ed è tuttora «patronata dal collegio dei pescatori di stagno». Il titolo sancti Petri de Piscatore fu donato entro il 1090 dal giudice cagliaritano Costantino-Salusio II de Lacon-Gunale all’abbazia di San Vittore di Marsiglia. A maestranze lombardo-catalane attive nel giudicato di Cagliari entro la fine dell’XI secolo può ascriversi l’abside, mentre nella ricostruzione della facciata (m 8,27) si applicano i modi gotici di quelle toscane, operose nell’ultimo quarto del XIII secolo.

L’abside, orientata, è in grandi cantoni calcarei con alcuni elementi di spoglio; internamente si apre ampia e bassa verso l’aula mononavata; una cornice marca l’intradosso del catino e un sottarco ribatte l’arco absidale. Il semicilindro è rastremato verso l’alto e il catino ha estradosso rientrante sul filo dell’imposta. Il partito della facciata risulta dal disegno del portale, affiancato da lesene a fascio di sottili colonnine, che senza soluzione di continuità in parte si prolungano verso l’alto a inquadrare la larga luce centinata e modanata, in parte diramano accompagnando l’arco di scarico sull’architrave.

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