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Lo sapevate? Chi era Amsicora, l’eroe sardo che guidò la rivolta antiromana?

Lo sapevate? Chi era Amsicora, l’eroe sardo che guidò la rivolta antiromana?

Ha dato il nome a uno stadio mitico, quello dell’unico glorioso scudetto del Cagliari, ma chi era veramente questo uomo, contadino e latifondista, che provò ad allontanare il dominio romano circa 220 anni prima della nascita di Cristo?

Nei racconti viene definito come un eroe che odiava i romani, famoso per il suo coraggio, e per gli sforzi da lui compiuti per ridare libertà alla Sardegna.

Viene descritto di indole feroce, dopo aver condotto una vita selvaggia sui monti della Barbagia e nei boschi, totalmente insofferente al giogo imposto dalla superbia romana.

Si ritiene che il nome Ampsicora abbia lontane origini berbere, proprie del Nordafrica algerino e tunisino; in quest’area sono infatti presenti toponimi o idronimi accostabili al nome di Ampsicora, come l’antico fiume Ampsaga (oggi Rhummel nell’arabo algerino) a confine del territorio occupato dai Numidi Massili presso Cirta. Alcuni linguisti, quali Massimo Pittau, non condividono però tale tesi, reputando piuttosto che l’antroponimo Hampsicora sia originario della stessa area di provenienza dei Sardi, la regione egeo-anatolica.

In Sardegna erano presenti ancora poche legioni romane e i Sardi, venuti già a contatto con i Punici, erano incattiviti dal lungo dominio e dai pesanti tributi imposti. A questo punto Amsicora si fece promotore della rivolta.

Amsicora rimane vivo nella cultura sarda come avversario della conquista romana. Mentre il suo nome ricorre spesso nella toponomastica, a lui sono dedicati come detto lo Stadio Amsicora e lo stesso quartiere residenziale, edificato negli anni settanta a Cagliari.

Più realisticamente, sulla base delle fonti, Ampsicora o Amsicora (in latino: Hampsicora; nato nel III secolo a.C., morto a Cornus nel 215 a.C.) è stato un militare e latifondista sardo-punico, guida della rivolta antiromana del 215 a.C.

Cornus.

Viene descritto come il più ricco tra i proprietari terrieri della Sardegna che in quel periodo appariva divisa in due entità: da un lato un’ampia parte della fascia costiera meridionale con la quasi totalità delle aree collinari, inclusa la vasta pianura campidanese, divise in città-Stato alleate di Cartagine; dall’altro le aree interne più montuose e del nord, ancora gestite direttamente dalle tribù nuragiche, che seppur diventate tolleranti nei confronti dei Sardo-punici dopo molte tensioni, erano assai ostili alla conquista romana; del resto, fin dalla tarda età nuragica i Sardi nuragici e i Cartaginesi intrattenevano rapporti assai stretti, essendo legati da antiche relazioni nonché dal comune risentimento verso i Romani.

In concomitanza con le vittorie di Annibale, Ampsicora fu animatore, insieme ad Annone di Tharros, della rivolta delle città costiere della Sardegna contro i romani del 215 a.C., riuscendo ad ottenere l’appoggio dei cosiddetti Sardi Pelliti, in particolare delle tribù degli Iliensi presso i quali si recò a cercare rinforzi per affrontare i nuovi dominatori. Inoltre i senatori di Cornus, la città della quale Ampsicora era il magistrato supremo, inviarono degli ambasciatori a Cartagine perché intervenisse in soccorso dei sardi che erano a conoscenza dei fatti accaduti in Italia e che avevano rafforzato la posizione di Annibale sempre più forte contro Roma. Cartagine inviò allora Asdrubale, detto il Calvo, con un’armata di circa diecimila soldati. Tuttavia le navi cartaginesi, giunte ormai in vista di Cornus, furono spinte dai venti verso le Baleari.

Il console romano Tito Manlio Torquato radunò a Cagliari due legioni e si avviò verso Cornus. Manlio sorprese le poche truppe guidate da Josto, figlio di Amsicora, che fu sconfitto, avendo fatto l’errore di affrontare in campo aperto il nemico senza attendere ulteriori rinforzi. Infatti Amsicora si trovava a chiedere rinforzi alle popolazioni dei Sardi pelliti. L’arrivo di Asdrubale il Calvo a Tharros con i rinforzi costrinse Tito Manlio Torquato a ritornare nel sud dell’Isola. Ampsicora e Asdrubale unirono le loro truppe e marciarono anch’essi verso Caralis. Il piano di Amsicora consisteva nel marciare sulla città in modo tale da tagliare fuori dalla rotta dei rifornimenti le altre città della costa occidentale cadute in mano romana.

La battaglia campale decisiva si svolse nei pressi di Decimomannu, secondo Francesco Cesare Casula, tra i due fiumi della zona, quindi a poche miglia da Cagliari e vide la sconfitta degli insorti, la cattura di Asdrubale e la morte di Josto. Ampsicora si portò in salvo, rifugiandosi presso le tribù dell’interno. Tuttavia, secondo Livio, addolorato per la morte del figlio Josto e desideroso di non cadere nelle mani dei romani, si tolse la vita «di notte, perché nessuno gli potesse impedire quel gesto disperato».

 

 

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