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“È inutile a dire”, Jacopo Cullin e il suo spettacolo nello scenario magico di Montevecchio

“È inutile a dire”, Jacopo Cullin e il suo spettacolo nello scenario unico di Montevecchio.

Il racconto (spoilerate sulle gag comprese) dello spettacolo tenuto sabato scorso dal comico e attore nello scenario incantato della miniera di Montevecchio. Gran pubblico e battute esilaranti, insieme alla spalla Gabriele Cossu, accompasgnati dai bravissimi musicisti Matteo Gallus, violino, Riccardo Sanna, fisarmonica, Andrea Lai, contrabbasso.

A cura di Maria Concetta Dentoni.

Abbiamo riso tanto. E questo ci aveva consigliato di fare Jacopo Cullin quando è apparso, bellissimo, ben diverso dalle sue maschere storiche, sabato, sul palco della miniera di Montevecchio, in uno scenario magico.
Un pubblico straripante, dai paesi vicini ma anche da più lontano, disposto a ridere, ridere, per le sue figure, il signor Tonino, particolare, con il suo richiamo (Ahhh Roberto! Chi non lo ricorda?), la orrida tuta grigia e il vizio di armeggiare sotto la cintura…
Incontra un uomo in crisi, aspetta l’amore vero e ha preparato una seggiolina per accoglierla. Il sign. Tonino resta basito per le frasi poetiche dell’uomo ma poi decide di usare lui la seggiolina…”Poi mi alzo quando arriva”. E lì il primo scoppio di risa, che diventano un uragano quando “il signore”, Gabriele Cossu, la sua meravigliosa spalla, si svelerà essere un traditore di mogli ignare, uno che cerca conforto e consiglio nella voce del mare.
Lui chiedeva come comportarsi e aspetta la risposta. Il signor Tonino, dopo uno di quei silenzi pieni di significato e forse più divertenti delle battute (così sussurra una spettatrice a me vicina), chiede: “E risponde?” Da morire!

Anche il primo personaggio, il gaggio Salvatore Pilloni, in visita dallo psicologo per un disturbo che lo coglie durante “i murighii” con le sue molte donne, sbaglia le doppie, ha freddo al collo… “Ah”, diagnostica lo psicologo, sempre Cossu, imperturbabile, quasi professionale nel suo eloquio che il povero Salvatore equivoca, spesso, nella sua profonda ignoranza, Ah, dice lo psicologo, si tratta di un disturbo che deriva dal troppo uso dei social. No No, ribatte Pilloni, solo le doppie sbagliate. E lì una serie di prove che, corrette dallo psicologo, scatenano la stessa risposta “È un esempio!”. Non vuole lasciare il cellulare, non vuole andare a passeggiare lungo la riva del mare alle 6 del mattino, ma se torno a casa alle 8!, protesta. Poi senza farsi i selfie con la Sella del diavolo che senso avrebbe? Chi lo saprebbe?

Anche l’ultimo personaggio, Angioletto, come quelli che hanno le ali, diceva in un vecchio spot, il vecchietto di 75 anni, con i suoi occhiali, i ricordi assurdi, le interpretazioni fantastiche del Vangelo, sia per Lazzaro, un ragazzetto che non vuole alzarsi e lavare i piatti, o quell’Adamo e quella Eva che vuole la mela anche se è vietata (ma la volevo!)
Ideato da Cullin nel 2019, con il proposito di analizzare con ironia e comicità le difficili strutture comportamentali del nostro tempo, specie dell’incapacità di scegliere tra la realtà e l’uso smodato dei social, in È inutile dire Cullin fa pensare, oltre le risate, oltre le battute, fa pensare che stiamo rovinando la nostra vita.
E non ci aiutano le belle musiche, travolgenti, quasi balcaniche, di Matteo Gallus, violino, Riccardo Sanna, fisarmonica, Andrea Lai, contrabbasso.

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