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La sarda Francesca Farina candidata al Premio Strega: “La realtà è molto più romanzesca della fantasia”

di Rita Chessa

Francesca Farina è nata in Sardegna, ha studiato a Siena e si è laureata in Lettere Moderne all’Università “La Sapienza” di Roma.

È nella Capitale che ha iniziato la sua attività dapprima come poeta, critico letterario e poi come scrittrice. Ha pubblicato testi di poesie e collaborato alla rivista accademica “Esperienze Letterarie” dell’Università La Sapienza di Roma. È una donna colta e consapevole, colma di quella che lei descrive come “sardità” e coerente con i valori di abnegazione allo studio, alla cultura ed al sacrificio che emergono nel suo primo romanzo “Casa di Morti”, la storia “mitizzata” della sua famiglia.

È parlando di questo libro che ci confida: “Tutto ciò che scrivo deve partire da una base biografica, deve riguardarmi da vicino. Per me la realtà è molto più romanzesca della fantasia. È molto più interessante, profonda e lancinante dell’immaginazione”.

Il libro, a cui ha dedicato dieci anni di lavoro, riguarda infatti quasi due secoli della storia dei suoi antenati e della Sardegna tra Ottocento e Novecento, ma affronta tematiche anche come il Sardus Pater, gli eneadi, fino alla Guerra di Crimea.
“Il mio bisnonno ha partecipato all’assedio di Sebastopoli e dall’altra parte c’erano i russi. Questo ci fa precipitare nella storia contemporanea” Afferma.

“Casa di Morti” parla anche di migrazione: la famiglia infatti giunge in Toscana negli anni 70 alla ricerca di una migliore condizione economica.

Nel corso degli anni Francesca Farina ha ottenuto diversi premi, ma la candidatura al Premio Strega, il riconoscimento letterario più prestigioso d’Italia, arriva con il libro “Liceo Classico” su segnalazione di Vito Bruschini. Il libro è ambientato nei primi anni Settanta ed ha come protagonista una “Ragazzina senza nome” di umili origini che dalla Sardegna si ritrova catapultata in collegio per studiare in un Liceo Classico duro, ostile e dove si trova a subire bullismo ed angherie.

Coerentemente con il suo approccio biografico alla scrittura, ci fa sapere che anche lei come la protagonista ha subito forte pressioni e forme di discriminazione.

“Quando ho iniziato a scrivere ero già da diversi anni molto lontana dalla Sardegna. Tornavo tutti gli anni, ma le atmosfere che ritrovavo provocavano in me gioia e dolore” Ci dice.

La sua ricerca però continua ad affondare le radici nella sua Terra e nel ventaglio dei suoi attraversamenti ritroviamo anche la trascrizione dei canti tradizionali, nenie sarde in rima imparate a memoria dalle anziane zie e tramandate nei secoli di generazione in generazione. “Alcuni di questi canti che ho trovato, risalivano a Leone XII, quindi al 1800. Rappresentano il legame che ho recuperato con la mia Sardegna, che per me è ora una madre benefica e non più una matrigna”.

Ed a fare da ponte ulteriore tra Sardegna e Roma, il fatto che Francesca Farina faccia parte di ACRASE l’associazione dei sardi in Roma che presto andremo a trovare.

Le auguriamo di vincere.

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