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In fuga dalla guerra, ora la solidarietà sarda: dall’Isola l’accoglienza al popolo ucraino

C’è chi aveva una casa, una famiglia, una vita. Qualcuno non ha più nemmeno la sua città, rasa al suolo da una guerra terribile che nessuno si aspettava. Il popolo ucraino in fuga ha però trovato la solidarietà della Sardegna e di chi ha potuto dare ospitalità alle tante donne e bambini arrivati nell’Isola solo con quanto avevano addosso.

 

C’è chi arrivato in Italia, e in Sardegna, da pochi giorni e a stento riesce a spiegare il dramma vissuto. Molti, professionisti, hanno lasciato quanto costruito in una vita. C’è Larissa, ad esempio, che insegnava matematica a Nikolaev. Poi la guerra e le bombe hanno distrutto tutto, ma non la voglia di didattica della prof.e la voglia di imparare dei suoi studenti. Da lunedì infatti Larissa, ora ospite a Cagliari della figlia Elena, partirà cona didattica a distanza. E in tanti, dislocati un po’ ovunque in Europa, sono pronti a seguire le lezioni. “Qualcuno purtroppo è rimasto lì. E non so proprio come potrà fare”, il commento preoccupato.

 

Dall’altra parte c’è Viktorya, che ha visto la sua Kharkiv morire sotto le bombe. Lei, ostetrica e psicologa, che invece ha aiutato tante donne a mettere al mondo nuove vite. Ma Viktorya non ha rinunciato alla sua. “Ho un figlio, 31enne, fisioterapista che sta a Torino. Io ora sono qui e mi piacerebbe ritornare al mio lavoro, qui negli ospedali della Sardegna”.

 

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