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La “canzone del galletto”, dagli animali la satira dei corteggiatori sardi: “bruciando come fuoco, chiamando le galline”

gallo-galletto

La brillante poesia di Sardegna, quei versi dal sottile gusto allegorico-satirico che regalano al lettore il divertimento nella lettura. Tra i protagonisti della letteratura isolana del ‘700 c’è anche il cagliaritano Efisio Pintor Sirigu, illustre avvocato cittadino di fine secolo e partecipe ai moti politici del capoluogo dal 1793 al 1796. Membro del parlamento riunito a Cagliari, prima fautore e poi oppositore dell’Angioy, Pintor Sirigu infatti perora la difesa della Sardegna contro l’armata francese.

Il repertorio di questo poeta è ricco di produzioni in versi in italiano e in idioma cagliaritano. Pintor Sirigu infatti è abile a mettere in mostra nelle sue opere un umorismo sottile e pungente, toccando i diversi aspetti e momenti della vita umana. Ecco allora la cosiddetta “Canzone del galletto”, in cui si può vedere una satira nei confronti del gioco dei corteggiatori, fatto di lusinghe e balletti d’amore.

Sebbene manchi un riferimento esplicito, come riportato anche dal Giovanni Pirodda, in “Sa cantzoni de su caboniscu” salta l’ironico ritratto della figura pariniana del cicisbeo, rappresentato da un galletto “veramente di razza” che “chiama le galline e aspettandole tutto s’ingalluzzisce, tutto bello con la cresta ritta”.

Un componimento vivo e brillante, quello del Pintor Sirigu, al quale è caro, alla maniera di Esopo, il mondo animale per rappresentare i caratteri umani. “Quant’è curioso, quando fa l’elegante, chiamando le galline”.

Riferimenti bibliografici: Giovanni Pirodda, “Letteratura delle regioni d’Italia, Storia e testi – Sardegna”, Editrice La Scuola”.

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