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Lo Sapevate? I “sardi venales”: prigionieri a basso prezzo ma mai inclini all’obbedienza

Sulla storia della Sardegna romana si è scritto tanto e abbondantemente. Sebbene sui testi scolastici, nel rapporto con l’Urbe, la posizione dell’Isola sembri essere un poco marginale, è certo che la Sardegna abbia occupato un ruolo di primo piano negli avvenimenti successivi alla Prima guerra punica e sino alla sua conquista per mano romana.

Per tutto il popolo sardo l’immagine dell’aristocratico Amsicora, esponente cittadino facoltoso di Cornus, a capo di una rivolta anti-romana nel 215 a.C., rimane ancora oggi il simbolo della fierezza isolana. Secondo quanto raccontato da Tito Livio, Amsicora venne sconfitto dalle truppe romane in campo aperte e, saputo della morte del figlio Josto, pur di non cadere in mano al nemico si uccise con la propria spada. Al di là del risultato della ribellione sardo-punica, ciò che è bene evidenziare è l’immensa difficoltà della potenza militare romana a piegare la Sardegna nell’ampio arco di tempo che va dal periodo a cavallo fra le prime due guerre puniche fino al I secolo a.C.

Sardi mai domi. Anche dopo la morte di Amsicora le implacabili guerriglie dei cosiddetti Balari e Ilienses, nella parte centrale del territorio, continuarono senza sosta. Espressione dell’orgoglio isolano, anche dopo la sconfitta sul piano militare, è quella dei cosiddetti “sardi venales”. Questa espressione, autorizzata in seguito ed emblema del disprezzo romano nei confronti del nemico, identificava i “ribelli” dell’Isola portati a Roma come prigionieri, in seguito alla campagna del console Tiberio Sempronio Gracco. Secondo Livio, infatti, circa furono circa 80mila i sardi fatti prigionieri o uccisi.

Nell’Urbe ecco, dunque, un afflusso immenso di possibili schiavi a buon mercato. Un’abbondanza, sì, di prigionieri di guerra venduti sulla piazza, secondo l’originaria espressione. Ma di certo, non fu un buon affare per i compratori romani. Anche sotto schiavitù, infatti, i sardi mantennero un carattere fiero e poco incline all’obbedienza. E i padroni, insoddisfatti, diedero all’espressione “sardi venales” una connotazione di disprezzo morale nei confronti del popolo isolano.

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