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31 ottobre 1970, Hof, il “boia del Prater” spezza una gamba a Gigi Riva

Il 31 ottobre è la notte della paura. Ma non stiamo parlando della festa di Halloween, ma di un 31 ottobre particolare, quello del 1970. L’Italia era impegnata nella prima gara di qualificazione agli europei in casa dell’Austria. Gli azzurri, campioni continentali in carica, vincono al Prater di Vienna, ma per tutti è una vittoria senza gioia. Gigi Riva si spezza una gamba, falciato da un terribile intervento del mediano austriaco di nome Norbert Hof. Né Riva né Hof dovevano essere della partita, ma il destino la pensava diversamente.

L’ANTEFATTO

Il Cagliari ha lo scudetto sul petto, e viaggia a gonfie vele anche nel campionato 1970-71, tanto che non sembra impossibile parlare di un bis scudetto. Attacco più prolifico (10 gol in 4 giornate), primo posto in classifica, turno di Coppa dei Campioni superato ai danni del Saint Etienne e andata degli ottavi vittoriosa al Sant’Elia con l’Atletico Madrid. Tutti esaltano Riva e suoi, in primis il grande Gianni Brera. La domenica prima della gara in Nazionale, Brera conia il soprannome con cui oggi tutti conoscono Riva: Rombo di Tuono. Il maestro dei giornalisti sportivi (ma non solo) rimase impressionato dalla prestazione di Riva a san Siro contro l’Inter, e scrisse: «Mi hanno criticato per aver dato a Riva, contro l’Atletico, 9+: lo pensavano spacciato dopo Berna…ne erano i soli. …Lo battezzo Rombo di Tuono, dopo averlo definito tripallico. Oggi gli do 8 per snob, In realtà si è risparmiato. Ma che doveva fare dopo aver deciso la partita con un gol più bello dell’altro? E che volete sempre da lui, balordi che siete?».  Con quest’investitura, Riva risponde alla convocazione in Nazionale, per la gara contro l’Austria, valida per le qualificazione degli Europei.

UN INFORTUNIO SCRITTO NEL DESTINO

Due giorni dopo la partita con l’Inter, gli azzurri campioni europei in carica si ritrovano a Coverciano. Ci sono anche i rossoblù campioni d’Italia e reduci dal mondiale messicano. Albertosi, Cera, Domenghini, Gori, Niccolai, e Riva. Eppure il neo-Rombo di Tuono non è al massimo. Dopo la vittoria con l’Inter, gli era salita la febbre alta per colpa di una tonsillite che da qualche tempo gli dava noia. Riva era sotto antibiotici, ma sceglie comunque di presentarsi in ritiro, e vuole essere a tutti i costi far parte della spedizione a Vienna, dove l’Italia affronterà l’Austria nella gare di qualificazione al campionato europeo. Da Coverciano, la comitiva azzurra parte per l’aeroporto milanese di Linate, dove verrà presa la decisione definitiva. Riva rompe gli indugi, vuole esserci. Si parte dunque.

Il giorno prima della gara, Valcareggi annuncia la formazione ai giornali, in barba ad ogni pretattica. La presenza dei “messicani” è scontata, ma Boninsegna marca visita. Si gioca con una sola vera punta, Riva, e Mazzola spostato in avanti in modo da fare spazio a Rivera a centrocampo. Questa scelta prudente del CT italiano, induce quello austriaco a optare a sua volta per un cambio. Fuori un marcatore puro come Horvath, dentro lo sconosciuto (fino ad allora) mediano difensivo Norbert Hof.

Riva dolorante dopo l’intervento di Hof

La gara inizia, e fra i sessantamila del Prater di Vienna, ci sono anche quindicimila italiani, per lo più immigrati in Austria. La partita si mette bene. L’Italia passa in vantaggio con De Sisti, e dopo il momentaneo pari dell’austriaco Parits, gli azzurri raddoppiano con Mazzola, che ribadisce in rete un tiro-cross di Riva. Rombo di Tuono, non al meglio, vuol segnare, partecipare alla festa, dare il suo contributo alla vittoria, così Valcareggi a fine primo tempo, rinuncia al cambio già programmato con Gori. L’ennesima, fatale, coincidenza. Neanche il ritorno di Coppa dei Campioni contro l’Atletico Madrid al rientro dalla Nazionale serve a far uscire Riva dal campo. E così, si arriva, senza altri sussulti, al 75′.

L’INFORTUNIO

L’Italia spinge alla ricerca del terzo gol per chiudere i conti, e Domenghini serve Riva sulla trequarti avversaria. Rombo di Tuono punta deciso verso la porta, ma non fa i conti con l’avversario che lo segue: Hof. L’entrata da dietro, senza possibilità di intervenire sulla palla, è micidiale. Riva si gira con la schiena mentre la gamba destra rimane piantata a terra nella forbice creata dalla gambe dell’avversario. Il dolore è insopportabile, ma Riva prova comunque a rialzarsi. Niente da fare, il piede è girato dall’altra parte, i legamenti della caviglia stracciati non lo tengono nella sua naturale posizione. Un’immagine shock. Riva si mette le mani nei capelli, Domenghini, il primo ad avvicinarsi al compagno, rimane sconvolto da quell’immagine e chiama a braccia alzate i medici. Cera vede la scena e non riesce a trattenere le lacrime. Rottura del perone destro, con distacco dei legamenti della caviglia destra, recita la diagnosi.

Da allora inizia il declino del Cagliari, che senza il suo campione, viene eliminato dalla Coppa dei Campioni e perde posizioni in campionato. Hof, medianaccio austriaco, viene ribattezzato da allora “il boia del Prater“. I tifosi del Cagliari non lo hanno mai perdonato, Riva sì. L’anno dopo, nel 1971, i due si incontrano nuovamente a Roma, e Riva, che è un uomo di battaglie sul campo, va verso il suo avversario, per stringergli la mano, perché sa come funziona e sa che lui non la toglierà mai la gamba, a costo di rompersi di nuovo. Una stretta di mano, un buffetto e un gran sorriso. E via.

 

 

 

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