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Lo sapevate? La curiosa storia dell’unico detenuto che riuscì ad evadere da Buoncammino

Il cortile del carcere visto da un andito

Il cortile del carcere visto da un andito

Nei suoi 120 anni di storia il carcere cagliaritano di Buoncammino, chiuso nel 2014 in luogo dell’attuale penitenziario di Uta, si era costruito la nomea di carcere inviolabile. Da molti è stato definito “L’inferno” e circola la leggenda che uno dei suoi progettisti si suicidò dopo essersi pentito di aver progettato un carcere così duro.

Cortile dedicato all’ora d’aria, area famminile

Un’altra credenza comune è che nessuno sia riuscito mai a evadere dal carcere situato sulla sommità di uno dei colli più alti della città. Il fatto è vero solo in parte. Se da un lato è storia certa che nemmeno i pezzi grossi ivi rinchiusi riuscirono mai a eludere la sicurezza del penitenziario cagliaritano (né Mesina, nè tantomeno il “bel” Reneé Vallanzasca, per citarne due), è anche vero che qualcuno è riuscito, anche se per poco tempo, ad assaporare l’aria di libertà senza che fosse stato un giudice a concederglielo.

La vista del piano superiore, al quale i carcerati non avevano accesso

Le cronache, in particolare un articolo pubblicato su La Nuova Sardegna il 15 marzo 2001, ci raccontano infatti che solo un detenuto fu “capace” di compiere l’impresa, anche se non furono proprio le sue capacità ad assicurargli una via di fuga.

Siamo nel 2001 e il detenuto macedone Alexander Bore, allora 40enne, incarcerato a Badu e’Carros per tentato omicidio ai danni di un rivale in un bar della provincia lombarda, viene trasferito per un periodo a Buoncammino per sottoporsi a delle cure mediche al San Giovanni di Dio. C’è anche un altro detenuto che in quel periodo si recava spesso al San Giovanni di Dio per essere visitato, ma aveva il permesso di farlo autonomamente. Bore invece, a differenza dell’altro prigioniero, veniva accompagnato in ospedale dalle forze dell’ordine. La mattina del 14 marzo i due vengono scambiati e senza che nessuno controlli i suoi documenti il macedone si trova improvvisamente libero, in una città che conosce molto poco.

L’esterno del carcere visto da un andito

Una clamorosa svista offre al detenuto un’occasione irripetibile. Bore percorre le vie del centro a passo svelto e in men che non si dica, probabilmente dopo aver chiesto indicazioni ai passanti, raggiunge la stazione ferroviaria di via Roma, dove cerca di acquistare un biglietto per allontanarsi il più possibile.

Viene raggiunto poco dopo dalla squadra Mobile della Questura di Cagliari e dopo aver tentato invano la fuga viene immobilizzato ed arrestato. Su di lui penderà poi l’accusa di evasione, che aggraverà la sua fedina penale.

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