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I posti più belli della Sardegna: Arbus e il suo territorio, tra spiagge, deserti e miniere abbandonate

Pochi paesi in Sardegna possono vantare un territorio comunale così vasto (uno dei più grandi in Italia, secondo nell’Isola solo a quello di Sassari) e variegato. Spiagge chilometriche che ricordano i litorali oceanici (47 km di coste), vulcani spenti e creste montagnose che si alternano a veri e propri deserti dunali e colline ricoperte di macchia mediterranea, boschi popolati da cervi, martore e cinghiali.

Paesaggi incontaminati di struggente bellezza, nei quali l’uomo agisce, il più delle volte, solamente per i bisogni più semplici: il lavoro della terra, l’allevamento, una strada che agevoli gli spostamenti. Dimenticate animazione (e in questo periodo di pandemia non può che esser salutare), alberghi giganteschi e stabilimenti balneari super attrezzati. Qui troverete un’accoglienza frugale ma molto confortevole e ospitale, quella tipica dell’antico stile di vita sardo.

Arbus e il suo territorio regalano una miriade di attrazioni: il mare è quello dell’Ovest, aperto, agitato con il Maestrale, turchese e cristallino nei giorni di alta pressione. È la Costa Verde, dal maestoso Capo Pecora sino a Capo Frasca, ai limiti dell’Oristanese: una serie infinita di spiagge fantastiche, circondate da ginepri coccoloni e dune sabbiose tra le più alte d’Europa. Le spiagge meravigliose di Scivu, Bau, Is Arenas, Piscinas, Portu Maga, Gutturu, Funtanazza, Torre dei Corsari, e Pistis, luoghi unici, dove le tartarughe marine depongono le uova, il sole “dura più a lungo” e i tramonti regalano cornici da selfie “indimenticabili”.

Foto Simona Spanu

Davanti la mole inconfondibile del Monte Arcuentu, un vulcano spento sulla cui sommità, in mezzo a un bosco di querce, è possibile ancora ammirare i resti di un castello di epoca giudicale. Scenari unici, rotti da ciò che resta dei compendi minerari di Montevecchio e Ingurtosu, teatro, sino a cinquant’anni fa, di una delle realtà industriali italiane più importanti: le miniere di piombo, zinco e galena argentifera più produttive d’Europa.

Luoghi senza tempo, dove edifici diroccati, macchinari in disuso, gallerie desolate, e ruderi sono immersi nel verde della natura che tutto riprende, e raccontano, silenziosamente, storie esemplari di uomini e fatica. Un mondo economico e sociale unico che costituì una realtà all’avanguardia tra la fine dell’Ottocento e gli ultimi decenni del Novecento.

Nel borgo di Arbus, paese di allevatori arroccato sulle colline, potrai ammirare il Museo del Coltello Sardo, esposizione di lame artigianali antiche e pregiate. Caratteristica del territorio è l’Arburesa, coltello dalla lama panciuta utilizzata da pastori per scuoiare l’animale.

 

Come arrivare (77 km, un’ora): partiamo da Cagliari e percorriamo la S.S.131, dopo 44 km, all’altezza di Sanluri, svoltiamo sulla 197 per San Gavino, poi giriamo a sinistra sulla SP 4 in direzione Gonnosfanadiga, usciamo dal paese e svoltiamo sulla 196 che ci conduce ad Arbus.

Dove alloggiare: B&B Montevecchio Magica, prezzi onesti, comfort, immersi nel verde e la cordialità e la simpatia di Karla e Ivan (telefono +39 346 2770976).

Dove mangiare: Sa Lolla (Arbus, via Libertà 245, telefono: 070 975 4004), l’accoglienza e la simpatia di Mariano: semplicità e sapori a km zero.

Cosa comprare: coltelli artigianali, prodotti enogastronomici e cestini.

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