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Lo Sapevate? Il mistero dei 4 teschi nella chiesa di Santa Giusta a Chiaramonti

Foto: Luoghimisteriosi.it

Mentre la storia di Santa Giusta è nota e a lei sono dedicate undici chiese in Sardegna, attorno alla chiesetta che si trova nelle campagne di Chiaramonti, in Anglona, resta un alone di mistero.

La prima testimonianza scritta dell’esistenza della piccola chiesa campestre è riportata in un documento del 1205, un atto con il quale la nobildonna Maria De Thori, la donò al priore generale dell’abbazia di San Salvatore di Camaldoli, insieme alla vicina chiesa di Santa Maria di Orria Pithinna (oggi Santa Maria Maddalena) con relativa dotazione di case, pascoli, vigne, animali e servi e ancelle, al fine di fondarvi due monasteri. Al priore e ai suoi successori, concesse, fra l’altro, la libera elezione dei rettori delle chiese donate e la deposizione dei monaci.

La particolarità del santuario non è dovuta tanto all’aspetto architettonico, dal momento che sebbene antica, ha subito nel corso del tempo tanti restauri che ne hanno stravolto l’aspetto originario. Ciò che la caratterizza è il fatto che sotto di essa scorra una sorgente che si può osservare attraverso una finestrella nei gradini dell’altare di marmo, realizzato dallo scultore Giuseppe Sartorio nel 1895, l’acqua scorre sotto il pavimento fin fuori dalla chiesa che infatti è chiamata anche de s’Abba (dell’acqua).

La leggenda vuole che nascosto sotto la chiesetta ci sia un ricco tesoro e questa convinzione ha spinto molte persone, persino un sindaco, a scavare per trovarlo con l’unico risultato di devastare il pavimento dell’edificio. Ed è proprio intorno al tesoro che si racconta una leggenda legata alla presenza di 4 teschi murati su una parete interna accanto all’ingresso della chiesa.

Alla fonte che scorre sotto vennero fin da subito attribuite proprietà curative miracolose, dunque il santuario divenne meta di pellegrinaggio. I fedeli che ricevevano la grazia e guarivano, donavano in segno di gratitudine ex-voto e cospicue offerte. Così si accumulò un ricco tesoro.

Secondo un racconto di cui non si trova traccia scritta, ma gli anziani di Chiaramonti raccontano ai turisti, una notte quattro banditi si introdussero nella chiesa per rubare il tesoro, ma una volta all’interno, la porta si chiuse alle loro spalle e il livello dell’acqua della fonte cominciò a salire e a inondare il santuario.

I ladri avendo compreso che per loro non ci sarebbe stato scampo invocarono Santa Giusta per avere salve le loro anime, la santa accordò loro il perdono dei peccati ma in cambio pretese che i quattro, una volta morti facessero la guardia perpetua al tesoro della chiesa e per questo i loro teschi vennero murati su una delle pareti.

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