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Pazienti sardi stomizzati a Nieddu: «Senza consegna a domicilio dei presidi, negati diritto alla salute e privacy»

I pazienti stomizzati, a causa di diverse patologie, hanno subito l’asportazione di una parte dell’apparato intestinale e per poter espletare le loro funzioni fisiologiche hanno necessità di utilizzare quotidianamente dei presidi, placche e sacchetti, che permettono loro di ottenere una qualità della vita quasi normale.

Secondo i dati forniti dalla stessa Ats, come spiega Lorena Porceddu, presidente dell’A.I.Stom Sardegna, nell’Isola ci sono 2600 pazienti stomizzati, che fanno uso di questi presidi. Attualmente il Sistema sanitario regionale li fornisce ogni tre mesi attraverso due canali: la consegna a domicilio oppure il ritiro nelle farmacie territoriali, quelle cioè della stessa Ats. Solo il 10% dei pazienti però ricorre alle farmacie territoriali, il restante 90% se li fa consegnare a domicilio.

A breve la Regione dovrà bandire una nuova gara d’appalto e sebbene in un primo momento sembrava fosse disponibile a mantenere entrambi i canali di consegna dei presidi, è emerso che nel prossimo bando sarà possibile esclusivamente il ritiro presso farmacie private convenzionate.

«La conseguenza di questa decisione è una gravissima violazione dei diritti dei pazienti stomizzati– afferma la presidente di A.I.Stom Sardegna– intanto la privacy ce la dobbiamo dimenticare. È vero che non c’è nulla di male ad essere stomizzati, ma i pazienti hanno tutto il diritto di non farlo sapere se non vogliono. Se d’ora in poi saremo costretti a ritirare i presidi nelle farmacie private, questa possibilità ci verrà negata. In un paesino con mille abitanti dove magari c’è una sola farmacia, diventa difficile mantenere la riservatezza».

«Senza contare – aggiunge Porceddu- i problemi pratici: la fornitura è trimestrale, si tratta di due colli, due scatoloni pesanti. Molte persone stomizzate hanno anche altre patologie, spesso sono pazienti con problemi di deambulazione oppure anziani che avrebbero molte difficoltà ad andare a ritirare i presidi in farmacia e a caricarseli. C’è poi chi lavora e magari fa gli stessi orari delle farmacie e trova molto più pratico farseli consegnare a casa, a un orario preciso».

«Inoltre esistono presidi di varie marche e ciascuno di noi – puntualizza ancora la presidente dei pazienti stomizzati- ha le sue motivazioni per preferire un certo tipo prodotto rispetto a un altro, con la consegna a domicilio non ci sono rischi, ti arrivano sempre quelli giusti. Andando di persona invece occorre un iter burocratico per ordinarli ed essere sicuri di avere quelli giusti, non possiamo rischiare di andare in farmacia e di trovarne solo di un tipo che magari non ci va bene. È chiaro che non possiamo permetterci di restare senza, nemmeno un giorno».

«Non riusciamo proprio a capire quale sia il vantaggio di escludere la consegna a domicilio, visto che la spesa del servizio è interamente a carico delle aziende produttrici e non della Regione. Abbiamo espresso parere favorevole al nuovo bando quando si parlava di mantenere entrambi i canali di consegna, perché è un ottimo bando, che il resto d’Italia ci invidierebbe. Noi chiediamo che l’Ats mantenga il doppio canale di consegna per garantire ai pazienti il diritto di scelta. E chiediamo all’Assessore alla Sanità Nieddu – conclude Lorena Porceddu- che ci spieghi a quali Associazioni si riferisce quando afferma di aver discusso con noi delle criticità dei sistemi di consegna, visto che con l’Associazione che presiedo non hai mai parlato».

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