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Semplici contro la sua squadra del cuore: il Cagliari può battere la Fiorentina e chiudere la pratica salvezza

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Domani alla Sardegna Arena contro la Fiorentina potrebbe arrivare la vittoria della salvezza. Un traguardo inimmaginabile sino a qualche settimana fa. E Semplici, fiorentino e tifoso viola da quando era piccolo, è chiamato a chiudere la pratica contro la squadra del cuore.

“Da bambino erano i miei colori – ha ricordato nella conferenza stampa della vigilia il tecnico del Cagliari – ma siamo professionisti: la mia squadra del cuore ora è il Cagliari. E con il Cagliari vogliamo raggiungere quel traguardo che tutti avevamo in testa da quando sono arrivato. Partita con il Benevento e futuro ora non mi interessano: sto pensando solo ai novantacinque minuti di domani. Noi cerchiamo una grande prestazione e i tre punti che ci avvicinino alla salvezza – ha spiegato – Perché è vero, molto è stato fatto. Ma ancora quel traguardo non è stato raggiunto. Gli elogi? Fanno piacere, ma ne sento troppi: dobbiamo ancora arrivare alla conclusione del nostro percorso. Domani sarà una partita difficilissima, loro dovrebbero essere salvi, noi ancora no. E di fronte abbiamo una squadra che, guardando i nomi, non sarebbe dovuta essere in questa posizione. Bisogna scendere in campo con desiderio e voglia di fare risultato”.

Sul turnover e i possibili inserimenti di Rugani e Duncan, l’allenatore non si sbilancia. “Valuteremo insieme allo staff sanitario e atletico – ha risposto – Per me ci sono diciassette-diciotto titolari, mi dispiace per chi è stato utilizzato poco, di volta in volta funzionali alle esigenze della partita. Ma quello che importa è che siamo cresciuti come squadra, con la mentalità di chi è sempre pronto a dare una mano al compagno quando c’è una situazione critica o un errore. Questo è importante. Pavoletti trascinatore? Bravo lui, ma brava anche tutta la squadra”.
Il futuro con il Cagliari. “Restiamo concentrati sull’obiettivo – ha concluso – poi se ne riparlerà. Il futuro – ha detto – non è mai stato un problema. Ma poi è logico che il matrimonio si fa sempre in due”.

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