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Correre in gravidanza, sì o no? L’esperienza della runner Maena Delrio: “Nessuna regola, ascoltate il vostro corpo”

Sul correre o meno durante i mesi della gravidanza spesso si leggono pareri discordanti: chi non ci vede nessun problema e non rinuncia al piacere della corsa e chi invece la considera una cosa assolutamente da non fare, preferendo uno stile di vita attivo sotto altri aspetti. Come capita spesso, la verità sta nel mezzo. Se è vero che correre in gravidanza è teoricamente possibile, è vero anche che è un’attività che deve fare i conti con alcuni limiti.

Oggi ne parliamo con Maena Delrio, mamma 40enne e runner ogliastrina al sesto mese di gravidanza, che ci racconta come corsa e gravidanza non siano incompatibili.

«Premetto che questa è la mia esperienza personale. Ogni attesa è unica. Per questo ogni scelta, anche quelle che riguardano l’attività fisica, va ponderata in base al proprio stato di salute, all’evoluzione della gravidanza, alla presenza o assenza di problemi e fastidi, alla preparazione fisica e agli sport praticati in precedenza, sempre col benestare del proprio ginecologo. Ad agosto diventerò mamma per la terza volta. Sono quella che i ginecologi ostetrici definiscono “gravida attempata”, termine tecnico per indicare una donna incinta che ha superato la fatidica soglia dei 35 anni, con tutti i problemi a mamma e bambino che possono derivare da questo dato anagrafico. In effetti, quando insieme al mio compagno abbiamo deciso di avere un altro figlio, il mio primo pensiero è stato:”Il mio corpo sarà in grado di sostenere una nuova gravidanza?”. E, subito dopo :”Cosa potrò continuare a fare, nei nove mesi in cui ospiterò questa nuova vita dentro di me?”. Infatti, tra le altre cose, pratico corsa agonistica da sei anni. Mi alleno giornalmente, con carichi che variano a seconda del tipo di gara che sto preparando e del periodo. Come conciliare le due cose? La bibliografia in proposito è abbastanza vaga. Non c’è uno studio completo sulle atlete agoniste durante la gravidanza, ma non c’è nemmeno un divieto assoluto di praticare un certo tipo di sport, tranne quelli ovviamente ad alto impatto e che implicano un pericolo per via di eventuali traumi. Certamente, se non avete mai corso, questo non è il momento opportuno per cominciare a farlo, ecco».

Però. Per Maena c’è un però. E ce lo spiega.

«Inizialmente mi sono documentata tantissimo. Ci sono testi che indicano a quale frequenza cardiaca attenersi, altri che sottolineano la durata della seduta di allenamento (dai 20 ai 40, a seconda della preparazione) e la frequenza(qui sono discordi, c’è chi parla di due volte a settimana, c’è chi dice che quattro volte per un’attività aerobica sia l’ideale) . Nemmeno l’esperienza delle mie amiche poteva essermi d’aiuto: conosco ragazze che hanno corso la mezza maratona incinte di cinque mesi e altre che hanno smesso di correre appena hanno visto il test positivo. Alla fine, ho deciso di ascoltare il mio corpo e la mia piccola nella pancia. Mi sono posta un unico limite: stare bene. Finché mi diverto, finché non ho il fiatone e la pancia è rilassata, corro. E così è stato».

«Fin dall’inizio il mio ritmo è calato naturalmente, a causa degli ormoni e del flusso sanguigno che, settimana dopo settimana, aumentava la sua portata perché doveva trasportare ossigeno e nutrienti per due. Ho adottato un passo comodo, che mi consentisse di stare nella mia zona comfort, e ho aumentato la frequenza dei recuperi, con un occhio particolare allo stretching. È stato un toccasana. Grazie allo sport, ho potuto tenere a bada le nausee e i frequenti mal di testa, regali indesiderati della tempesta ormonale, che si acutizzavano nei giorni in cui non correvo. Ho anche arginato l’aumento di peso e, nonostante abbia messo dieci kg fino ad oggi, la mia schiena non ne ha affatto risentito. Ultimamente alterno corsa e camminata, perché la mia pupetta (eh sì, dopo due maschi è arrivata la tanto desiderata femminuccia) ha preso il vizio di puntarsi sul fianco destro tanto da impedirmi di correre. D’altronde, è lei che decide ora, che ci volete fare?».

«Non so per quanto ancora riuscirò a correre. Affronto ogni giorno come viene, e ogni km è una piccola conquista. In fondo, non è tanto il correre, la cosa importante, ma il condividere quel momento con la mia creatura. Sono certa che lei senta la mia gioia, che possa percepire la cascata di endorfine che ci investe ogni volta che usciamo e ci prendiamo cura di noi stesse. A volte pupetta si culla nel movimento ritmico del mio passo, altre volte la sento fare le capriole, che sembra quasi voglia correre insieme a me. Per me è fondamentale riuscire a muovermi fino alla fine, nel rispetto del mio corpo e della creatura che deve nascere. Per ossigenare i tessuti, per arrivare in forma al momento del parto e avere una ripresa più veloce. E c’è qualcosa in più, che mi sprona a continuare. Sto condividendo la mia passione con mia figlia, sento che sto costruendo con lei un legame speciale, le sto trasmettendo le mie emozioni. Non ho rinunciato. Ho solo cambiato i miei ritmi, per poter godere di questo momento insieme a lei. E se domani potremo solo camminare sarà bello lo stesso: le racconterò dei profumi della primavera, del cielo azzurro e dell’odore del mare nelle nostre lunghe passeggiate. Sono sicura che le piacerà».

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