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Fedez: basta parlare di lui. I veri protagonisti sono i mostri del vaso di Pandora che lui ha scoperchiato

fedez

Potete odiarlo, potete amarlo. Potete non sopportare la sua aria da eterno ragazzino con i piedi a papera e le ciabatte, potete passare la giornata a dire: “Sì, è milionario, può dire e fare quello che vuole”.

Ma se quello che ha detto l’avesse pronunciato dentro a una Panda verde scassata dell”82 avrebbe avuto più valore? Se non avesse sposato una delle donne più influenti del mondo ma una impiegata di provincia, lo avreste ascoltato? Dall’alto del suo attico di CityLight a Milano ha bisogno di pronunciarsi su certi temi per avere notorietà quando gli basta mostrare la sua collezione di sneakers da liceale figlio di papà per vedersi piovere fior fiore di sponsorizzazioni, follower, banconote e quant’altro?

Oggi come oggi uno come Fedez non ha proprio bisogno di niente (ma può anche avere tanto da perdere) ed è questo che forse, alla maggior parte delle persone ha colpito: si è schierato (cosa che tra l’altro fa molto spesso, non si è trattato di un unicum, ndr) dalla parte di chi, per vivere deve lavorare. E lo ha fatto a gran voce, da un palco importante, con le mani che gli tremavano.

Non è un politico e non dobbiamo subirlo sopra le nostre teste: quello che ha fatto lo ha fatto da cittadino, prendendosene tutte le responsabilità. Ma qui forse, dopo due giorni, il problema è un altro: da quel 1 maggio a Roma non si parla d’altro che di Fedez e della telefonata con i vertici Rai. Ma i problemi reali che lui ha portato in superficie? I mostri usciti dal vaso di Pandora che ha scoperchiato? Meglio digitare su Google F E D E Z e riempirci quotidiani, post, commenti e hashtag col suo nome, trend topic del momento e i like sono assicurati?

Censura, lavoro, omofobia, violenza, minoranze. Chi è ora che continuerà la sua opera? Forse solo un/a creativo/a a questo punto: perché forse davvero dove non arriva la politica può arrivare solo l’arte.

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