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Attivista sardo accusato di aver diffamato Salvini. I legali: “Aresu non chiederà scusa”

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«Non ci sarà nessuna scusa, visto che il procedimento nei confronti del mio assistito rimane in piedi nella parte che riguarda l’istigazione a delinquere. In ogni caso, riteniamo che il post ‘incriminato’ rientri nell’esercizio del diritto di dissenso». Così  alla “Dire” Marcella Cabras, l’avvocata che difende Mauro Aresu, l’attivista sardo finito sotto processo per un post su Facebook contro il leader della Lega, Matteo Salvini, messaggio che richiamava piazzale Loreto in occasione di una visita dell’ex ministro nell’isola.

Cabras parla al termine del dibattimento di questa mattina nel Tribunale di Cagliari, dove è stato sentito anche Salvini. Lo stesso senatore del Carroccio, che ha incontrato i giornalisti prima di entrare in aula, aveva ribadito la richiesta di pubbliche scuse da parte di Aresu e un risarcimento di 30.000 euro, da dare in beneficenza: «Anche se si rimettessero le querele per diffamazione e minaccia, il processo rimarrebbe comunque in piedi per istigazione a delinquere – sottolinea Cabras -. La nostra linea difensiva rimarca il diritto di manifestare il proprio pensiero, anche con le parole utilizzate da Aresu, che non hanno niente di personale, ma si riferiscono ad accadimenti storici. Nessun attacco personale alla persona di Matteo Salvini, ma alla sua ideologia».

Il 26 aprile, ricorda Cabras, è fissata la prossima udienza per sentire gli altri testi dell’accusa, il coordinatore del Carroccio in Sardegna, Eugenio Zoffili, il consigliere e capogruppo regionale della Lega, Dario Giagoni, e l’ispettore della Polizia postale di Cagliari che ha condotto le indagini.

Prima e al termine del dibattimento, qualche manifestante ha dato vita a un sit in di solidarietà nei confronti di Aresu – nel piazzale di fronte all’entrata principale del Palazzo di giustizia – per contestare Salvini, uscito da una porta secondaria.

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