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Cagliari, #IoApro: pochissimi i locali aperti dopo le 18, ma la protesta era simbolica

Piazza Yenne, il Corso, la Marina, le strade dei ristoranti sono deserte, le serrande tutte abbassate. Solo chi fa l’asporto tiene aperto.

“Stiamo facendo una protesta simbolica- spiega Maurizio, titolare del Red Fox – non violiamo nessuna delle norme dei decreti. Semplicemente cerchiamo di dimostrare che se i clienti non rischiano a pranzo, non rischiano neanche a cena”.

I tavoli sono apparecchiati, il locale è caldo, accogliente, la musica in sottofondo è piacevole, ma nessuno si accomoderà ai tavoli. Sono le 19.

“Chiediamo di poter lavorare anche a cena – aggiunge il titolare del Red Fox – i ristori se e quando arrivano non sono certo sufficienti e comunque noi vogliamo lavorare. Non abbiamo mai smesso, appena è stato possibile lavorare con l’asporto lo abbiamo fatto. Tanti nostri clienti ci sono stati vicini”.

In questi giorni però, lamentano i ristoratori che hanno aderito alla protesta, l’informazione che è passata era fuorviante, ha fatto pensare che si sarebbe servita normalmente la cena in realtà la protesta era simbolica.

“Ci hanno fatto fare degli investimenti per adeguare il locale alle nuove regole -racconta Lorena titolare dell’Opoz- e poi ci permettono di utilizzarlo solo a metà. Non riusciamo proprio a capire perché non possiamo lavorare anche la sera. E vogliamo dimostrare simbolicamente che siamo in grado di garantire la sicurezza sempre”.

Naturalmente per i ristoratori che non praticano l’asporto, il discorso è diverso, se avessero tenuto aperto oltre le 18, avrebbero rischiato sanzioni salate e la chiusura. Troppo critica la situazione per correre dei rischi, d’altra parte chi ha aderito comprende le scelte di chi non se l’è sentita. A Cagliari poi le associazioni di categoria non hanno aderito e hanno sconsigliato ai loro iscritti di aderire.

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