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Tutti dicono NO alle scorie nucleari nell’Isola. Oggi i sindaci in assemblea a Mandas

scorie nucleari

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Tutti dicono NO alle scorie nucleari in Sardegna. Dalla politica ai cittadini. Ieri il Consiglio regionale della Sardegna ha votato all’unanimità un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione Christian Solinas a intraprendere «ogni possibile iniziativa in tutte le sedi istituzionali deputate per esprimere e ribadire con determinazione la ferma volontà del popolo sardo contraria a qualsiasi ipotesi che l’Isola possa essere considerata quale sede del deposito nazionale delle scorie» e a «sviluppare ogni approfondimento tecnico e scientifico a supporto di questa posizione».

L’odg sarà trasmesso al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Oggi alle 16 a Mandas si riuniranno i sindaci delle comunità coinvolte.

Anche la Delegazione Sardegna dell’Associazione Borghi Autentici d’Italia ha presentato la sua dichiarazione di assoluta contrarietà alla realizzazione del progetto nel territorio regionale sardo.

Considerata la recente pubblicazione, da parte della SOGIN (Società dello Stato italiano responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione e messa in sicurezza dei rifiuti radioattivi), della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (CNAPI), ossia il documento che individua sulla base di una serie di criteri le aree in cui potrà essere realizzato il Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi e del Parco Tecnologico, il quale permetterà di sistemare in via definitiva i rifiuti radioattivi italiani di bassa e media attività.

E’ stato evidenziato che tra i 67 siti italiani individuati sono incluse 14 zone della Sardegna centro- meridionale, a cavallo tra le province di Oristano e del Sud Sardegna, che comprendono numerosi piccoli comuni. Si tratta di territori ricchi di importanti siti archeologici e di estese aree caratterizzate, storicamente, da un’alta vocazione agricola, immuni da qualsiasi forma di inquinamento.

Già oltre 35 mila ettari del nostro territorio regionale sono posti, da decenni, sotto vincolo di servitù militare e sono ben visibili le conseguenze in termini di minaccia allo stato di salute dell’ambiente e della popolazione, oltre che all’economia dell’isola, che già vanta un triste primato circa l’estensione delle aree inquinate.

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