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Musei particolari: Dorgali, le sue bellezze e l’originalità del Parco Museo de S’Abba Frisca

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Le bellezze particolari di una serie di musei, che raccontano tradizioni e usanze sarde e sono visitati ormai da migliaia di turisti e appassionati. Non solo arte e archeologia ma anche usi e costumi per una riscoperta della società isolana del secolo scorso, dove l’elemento agropastorale era il più importante nella vita di tutti i giorni. Cominciamo questo nostro viaggio alla ricerca dei posti più belli della Sardegna con Dorgali e in particolare con il parco museo de S’Abba Frisca.

Sono i musei particolari: la Sardegna offre infatti una miriade di collezioni “speciali”, che vanno oltre l’archeologia e la storia dell’arte e le raccolte più conosciute. Si tratta di collezioni conservate in musei etnografici, di arte contemporanea, mineralogici, tradizione, storia e artigianato, realtà più o meno nuove, potenzialmente importanti a livello turistico, soprattutto nelle zone più remote dell’Isola.

Alla scoperta dei luoghi da vedere e scoprire quando rallenterà la pandemia. Una ripresa del turismo è auspicabile partendo dalle bellezze locali: cominciamo questo nostro viaggio alla ricerca dei posti più belli della Sardegna con Dorgali e in particolare con il parco museo de S’Abba Frisca.
Mari e monti in un colpo solo. Pochi comuni offrono così tante attrattive in Sardegna come Dorgali. Con la frazione di Cala Gonone, dalla vocazione turistica consolidata ormai da decenni, il paese del Supramonte è una delle mete più amate dai turisti che arrivano nell’Isola.
Bella in tutte le stagioni, incastonata tra fertili vallate e separata dal mare da spettacolari monti calcarei, Dorgali è diventata il paradiso dei climbers, degli amanti del trekking, e degli appassionati delle spiagge. Solo poche altre località isolane, probabilmente, possono vantare un’offerta turistica così ricca tra strutture ricettive, musei e servizi all’avanguardia.

Il patrimonio naturalistico regala le emozioni più grandi ma non sono da meno le bellezze archeologiche. Da visitare le grotte di Ispinigoli (tra le più grandi d’Italia, ricche di testimonianze archeologiche), il museo archeologico e nei dintorni il villaggio-santuario nuragico di Serra Òrrios. Non sono da meno la tomba dei giganti di S’Ena ‘e Thomes, Nuraghe Mannu e il dolmen di Motorra.

Attraversando la valle di Oddoene, verso Lanaittu, sarà possibile raggiungere Tiscali, villaggio costruito in una dolina, ultimo baluardo nuragico davanti allo strapotere dell’avanzata romana. Il Supramonte poi, regala scenari di incomparabile bellezza: foreste di lecci secolari, popolate da mufloni, aquile e martore, tra rocce calcaree e piscine naturali. Qui è possibile scoprire i vecchi cuiles, le capanne che i pastori utilizzavano per spostare il bestiame verso pascoli migliori, e il vicino canyon di Gorropu, uno dei più grandi d’Europa, scavato dall’incessante azione erosiva dell’acqua in milioni di anni.

A Cala Gonone numerose agenzie offrono viaggi ed escursioni in barca per le tante meravigliose spiagge e calette, altrimenti raggiungibili solo dopo ore di trekking, tra ginepri secolari e macchia mediterranea. L’incantevole Cala Luna con i suoi grottoni, un bosco di oleandri e il mare cristallino (famosa per il film della Wertmüller con la Melato e Giannini “Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare d’agosto”, Tziu Martine, le grotte del Bue Marino (un tempo abitate dalla foca monaca, dalle numerose e spettacolari concrezioni), e le più vicine Fuili, Cartoe e Osalla.

Cala Gonone è un borgo piacevole dove poter passeggiare e cenare, mentre per i più piccoli c’è l’acquario, l’unico in Sardegna. Nel territorio per i buongustai non c’è che l’imbarazzo della scelta: vini, formaggi e dolci sono tra i più apprezzati della Sardegna. Un occhio di riguardo merita poi il centro di Dorgali, con le sue caratteristiche abitazioni di pietra scura: in paese è possibile trovare tantissimi negozi dove poter acquistare prodotti artigianali.
Ma una visita a parte merita sicuramente il parco museo de S’Abba Frisca. L’acqua l’elemento che caratterizza questa meravigliosa struttura immersa nella natura. La sorgente di S’Abba Frisca con le sue fontane, le cascate e gli zampilli accoglie i visitatori appena arrivano. Il Parco Museo, uno dei musei etno-naturalistici più importanti d’Italia, unico nel suo genere in Sardegna, nasce dalla passione di Portolu Secci e della sua famiglia che hanno saputo valorizzare sapientemente gli spazi e le strutture della loro vecchia azienda agricola.

L’intuizione dei proprietari, che hanno impiegato esclusivamente risorse private per rendere fruibile l’immenso patrimonio storico, culturale e ambientale, è stata proprio quella di riuscire a ricreare le atmosfere del passato. Nessuna realtà virtuale o riproduzione surrogata, il visitatore ha la possibilità di osservare dal vivo la lotta quotidiana tra l’uomo e la natura, spesso crudele e difficile in questa zone.
Sono circa 4500 i pezzi originali, 15 gli ambienti allestiti, che testimoniano la cultura
barbaricina, la vita degli uomini e delle donne: il carro, l’aratro, l’antica mola asinaria, la macchina per ferrare i buoi, ma anche l’officina del fabbro, il frantoio in pietra a trazione animale, la cucina con il forno per il pane carasau, gli oggetti necessari alla filatura e tessitura, o semplicemente i ferri da stiro, le bilance o le misure di capacità. Il cuore del Parco Museo è senza dubbio il bellissimo cuile, il capanno del pastore risalente al XIX secolo, realizzato in pietra basaltica e tronchi di ginepro, accanto “S’udulu”, il tronco ramificato che serviva al pastore per appendere tutti gli attrezzi una volta conclusa la giornata di lavoro, poco distante il piccolo ovile in pietra.

Lungo il percorso è possibile ammirare le “leppas de chittu”, le sciabole dell’’800 con l’impugnatura in lamina di ottone finemente lavorata a bulino e decorata in argento.

Nella valle di Littu era l’ambiente a scandire i ritmi, le stagioni decidevano il susseguirsi delle attività quotidiane, la natura avara per certi aspetti, offriva però generosamente nutrimento, legname ed erbe officinali. Per questo l’itinerario proposto dalle guide esperte, si snoda tra camminamenti megalitici, siepi ed alberi secolari. Protagonista è la macchia mediterranea di cui gli uomini conoscevano le proprietà e le sapevano sfruttare: piante officinali come rimedi per la cura di diverse malattie o tinture per la colorazione dei tessuti, cortecce e bacche dalle quali sapevano trarre olio, balsamo ed essenze. I due percorsi, quello museale e quello naturale si intrecciano in continuazione a voler sottolineare il forte legame tra uomo e natura, e le guide aiutano a riscoprire oggetti di cui si è persa la memoria e lungo il percorso ci si può imbattere in un asinello o nelle anatre che girano libere.

La gestione della Struttura è affidata alla Società Cooperativa “Parco Museo S’Abba Frisca” che si occupa di mantenere i locali e le collezioni in ottimo stato di conservazione grazie a un meticoloso programma di manutenzione. Sono numerosi i riconoscimenti che il Parco Museo ha conseguito dal 2005, anno di apertura ad oggi, che lo hanno reso meta e punto di riferimento per le scuole. Durante l’anno infatti vengono organizzate dimostrazioni di arti e mestieri e i laboratori didattici, per mostrare anche ai più giovani gli antichi saperi. La produzione del pane carasau, la ferratura del cavallo, la lavorazione del ferro battuto, il sollevamento dell’acqua con la noria, la molitura del grano con la mola asinaria, il laboratorio le razze equine nell’area del parco dedicata, il laboratorio le piante officinali, sono tutte attività che venivano svolte abitualmente e che al Parco Museo vengono mostrate proprio come si facevano in passato. Il Parco Museo S’Abba Frisca offre un viaggio nel tempo, un viaggio che davvero merita di essere vissuto perché regala ai visitatori un esperienza magica e irripetibile.

Per tutte le informazioni basta andare sul sito www.sabbafrisca.com

 

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