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Ciao Pablito e grazie per tutti i sogni che mi hai regalato

La Casa dello Sport, vecchio negozio di articoli sportivi cagliaritano, vendeva una riproduzione della maglia azzurra Le Coq Sportif con il numero 20 sulle spalle. Me la feci regalare per Natale in quel 1982 magico. Avevo 12 anni e molti dei sogni che popolavano le notti di bambino erano regalati dalle gesta di quelli che erano i miei eroi calcistici. Gesta immaginate ma anche reali, proprio come quelle che l’Italia mi offrì in quella memorabile estate del Mundial spagnolo.

Poche cose sono rimaste scolpite in modo tanto indelebile nella mia mente come le vicende sportive (ma non solo) di quei mesi di giugno e luglio di 38 anni fa. Momenti, situazioni, persone e oggetti di quel periodo sono impressi e vividi, ideale cornice di un momento storico e sociale irripetibile. Fu una vittoria entusiasmante e per me che non vissi (ma sfiorai solamente) lo Scudetto del Cagliari, resta una delle mie gioie più grandi da ragazzino. Per intensità e soddisfazione, nemmeno lontanamente paragonabile alla vittoria dell’Italia nel Campionato del Mondo del 2006.

Eroe di quel Mundial spagnolo fu Paolo “Pablito” Rossi, sorriso da ragazzo toscano che la sa lunga e maglia azzurra numero 20. Veniva da due anni di squalifica per le vicende del Calcioscommesse, da un Mondiale argentino vissuto da rivelazione, dagli anni di Vicenza e Perugia, nei quali aveva dimostrato di essere uno dei più abili centravanti del Mondo.

Non era potente ma era rapido, guizzante, stava nel posto giusto al momento giusto. I due anni di inattività pendevano però sulla sua testa (e su quella della Nazionale) come una spada di Damocle. Rossi appariva lento, fuori forma, lontano parente del giocatore che si fece conoscere in Argentina nel 1978. Ma il ct azzurro Bearzot, testardo quanto bravo, lo convocò lo stesso. La caparbietà dell’allenatore friulano fu decisiva per la rinascita di Rossi che, dopo quattro gare incolori, si risvegliò con una strepitosa tripletta al Brasile di Zico e Falcao. In quell’occasione Rossi ridivenne Pablito.

Fu l’inizio di una cavalcata trionfale che portò l’Italia alla conquista del titolo e il ragazzo di Prato alla vittoria della classifica dei marcatori. Grazie a quella rinascita, trama ideale per un film, Rossi è entrato a far parte dell’immaginario collettivo di milioni di italiani. Una faccia simpatica, da giovane sveglio ed educato, un fisico non certo da corazziere che istintivamente suscitava affetto.

Dopo quel Mondiale vinse ancora tanto con la Juve e donò altre gioie a me e ai tifosi italiani. Ma più che i gol, i successi e le sue gesta sportive, chiunque ricorda quel suo sorriso eternamente giovane. Un sorriso che conquistò persino mia Nonna, che di calcio non sapeva e non voleva sapere. Ciao Pablito e grazie per tutti i sogni che mi hai regalato.

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