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Il dispiacere di Paolo Fresu: “Time in jazz esclusa dai contributi regionali per 4 millisecondi”

Paolo Fresu

Lungo post di rammarico e dispiacere da parte del musicista sardo di fama internazionale Paolo Fresu, che ha visto la sua manifestazione culturale “Time in jazz” esclusa dai contributi della Legge 7 della Regione Sardegna che finanzia le manifestazioni pubbliche di grande interesse turistico dello spettacolo e della cultura.

Time in Jazz, evento musicale di jazz conosciuto in tutto il mondo e creato a Berchidda da Fresu nel 1988, non è stato escluso dai finanziamenti per questioni di merito, ma perché da quest’anno i contributi sono stati assegnati con il metodo del “bando a sportello” che assegna i fondi a chi prima presenta la domanda. Un bando da 750mila euro a cui accederanno 22 soggetti su 164 partecipanti.

«Il festival Time in Jazz nonostante le promesse fatte dall’ Assessorato al Turismo e in un momento così difficile, non ce l’ha fatta ed è in posizione 50 perché deposita la domanda alle ore 08.00.04. Quattro millisecondi dopo l’apertura del bando – racconta Fresu -.  Un anno di lavoro non riconosciuto e mandato in fumo per una frazione millesimale di tempo. Non solo il nostro, ma quello di tantissime altre realtà che, con coraggio e determinazione, hanno deciso soprattutto quest’anno di andare avanti e di dare un segnale positivo.  Tante come quelle che, fortunatamente, sono in pole position depositando la domanda prima di altri, che magari non avevano una buona linea internet o una sveglia con l’orario perfetto».

«Parlo soltanto del mio festival (posto che non lo si conosca) per dire che è stata una delle prime manifestazioni in Italia a dare un segnale di ripartenza, che ha costruito un ricco cartellone di otto giorni con circa cinquanta concerti e con attività parallele dedicate all’infanzia, al cinema, all’editoria, all’enogastronomia e al green collezionando una rassegna stampa che ha parlato al mondo con un incremento del 400% rispetto allo scorso anno – osserva il trombettista di Berchidda – . È questa la Sardegna che abbiamo portato in giro e il turismo che ci piace e che si completa con quello estivo delle coste e con quello invernale dell’entroterra, che ancora quasi non esiste se non grazie a piccole e virtuose esperienze. È possibile che tutto questo valga una manciata di secondi?  Anzi: quattro millisecondi esatti in cui si bruciano i 60mila euro che ti sono stati platealmente promessi e che, a manifestazione avvenuta e con i soldi spesi, non ti verranno erogati. Creando un buco dell’ozono nel bilancio già consolidato e obbligandoti a fare i conti della serva con la programmazione del 2021».

«Ecco perché siamo tutti “canes de isterzu” (letteralmente “cani da secchio”)  a morsicarci gli uni con gli altri e a latrare sotto il tavolo in attesa che ci si butti il pezzo di carne o piuttosto l’osso – conclude Fresu -. Che brutta fine la cultura.  E che brutta fine la nostra Regione tanto amata e tanto bisognosa».

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