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L’ogliastrina Ilham Mounssif ambasciatrice culturale in Cina: “A Wuhan è tornata la normalità: vi racconto come”

Ilhan Mounssif, 25enne di Bari Sardo e originaria del Marocco, ambasciatrice culturale in Cina, dopo averci raccontato in primavera delle conseguenze della terribile emergenza sanitaria legata al Covid-19 e partita proprio dal territorio cinese, oggi, fortunatamente, può testimoniare il ritorno alla normalità del popolo cinese e la situazione covidfree della stessa città di Wuhan.

«E’ bastato qualche video spontaneo condiviso sui social con la posizione ‘Wuhan’ per riaccendere i riflettori sulla situazione cinese e nella città dove è stato identificato per la prima volta il nuovo coronavirus. Wuhan dove ho trascorso lo scorso weekend, curiosa di visitare finalmente la città cinese più nota del 2020,  diventata la meta turistica più ambita dai turisti cinesi nelle scorse vacanze nazionali e come hanno ribadito con orgoglio le persone con cui ho avuto modo di dialogare è la città oggi più sicura e covidfree al mondo – spiega Ilham –  E come dar loro torto, considerata la strategia vincente della Cina dove oggi viviamo senza mascherina obbligatoria e col lontano ricordo dei lockdown».

«In questi giorni mi son ritrovata a spiegare nuovamente come l’esperienza cinese con covid19 sia risultata nella situazione di serenità in cui viviamo oggi, eppure è tutta l’estate che viaggio  per il dragone e testimonio il ritorno alla normalità. Forse a far scalpore è stato non solo il fatto di essere stata a Wuhan, purtroppo è la situazione di ritorno dell’incubo in Italia che ha suscitato perplessità e curiosità dei più su come in Cina non ci sia alcun ricaduta – prosegue l’ambasciatrice ogliastrina, da un anno in Cina –  Eppure non dovrebbe sorprendere sapendo che le autorità cinesi abbiano controllato la prima ondata in maniera aggressiva e decisa al fine di non aver una seconda ondata alla stregua di Wuhan dello scorso febbraio. Infatti la strategia cinese delle ”tre T” (Testare, Tracciare e Trattare) ha implicato che nel corso mesi, laddove si sono verificati focolai ci son stati  lockdown localizzati immediati, tamponi a tappeto e isolamento tempestivo dei positivi senza distinzione tra asintomatici e sintomatici.  Pensate che 3 settimane fa dopo soli 12 casi nella città di Qindao è scattato piano emergenza che ha disposto test per ben 9 milioni i cittadini nel tempo record di 5 giorni. A questo si aggiungono il tracciamento effettivo della malattia, dove tutti noi abbiamo una app, anzi una estensione della app i pagamenti Alipay (in Cina il contante è raro) la quale genera un QR Code verde o giallo o rosso in base alla situazione salutare di una persona o se abbia viaggiato recentemente in un focolaio. Il mio è sempre stato verde».

«Altra cosa fondamentale sono i confini ancora blindati, dove i pochi voli disponibili e le riaperture nei confronti di  alcuni paesi e per poche categorie di lavoratori, vedono un iter meticoloso di isolamento per 14 giorni di tutti gli arrivi e numerosi controlli di salute e tamponi, questo perché i casi di ritorno sono stati tantissimi e si vuole scongiurare dunque l’importazione della malattia dall’estero.  La mascherina, così tanto stigmatizzata in Occidente ma che è stata e è tuttoggi fondamentale per la fermare la trasmissione del virus, resta da usare nei mezzi pubblici. Nelle grandi città è più usata data l’alta densità i popolazione e uso sovente dei mezzi. Tuttavia all’aperto così come ristoranti e locali non se ne fa uso, soprattutto nei contesti urbani di medie e piccole dimensioni,come nella mia citta Wenzhou dove oramai a mesi non la si indossa manco per fare la spesa…e pure a Wuhan ho avuto modo di entrare in supermercato senza. Questo perché si ha senso della sicurezza e gestione efficiente della epidemia per cui è davvero difficile che ci siano casi non identificati in giro liberamente».

«E soprattutto non ci sarebbe questa serenità e libertà di circolazione dove nelle scorse vacanza nazionali oltre mezzo miliardo di persone si sono messe in viaggio per il paese. Non correrebbero il rischio di farripartire il virus per ragioni politiche e economiche come cogliere occasione delle festività e bella stagione,come purtroppo è stato fatto da noi. Malgrado ci fossero centinaia di casi ancora a giugno, è stato riaperto tutto tra cui i confini con gli altri paesi europei anche essi ancora in alto mare con i contagi, trascorrendo dunque una estate come se non vi fosse alcuna pandemia in corso. Peraltro,cosa piuttosto irrazionale, le misure adottate son sempre estese indiscriminatamente su tutto territorio nazionale laddove invece sarebbe stato e lo è tuttora fare delle distinzioni a livello locale sulla base della situazione epidemiologica. Una Lombardia non andava aperta per esempio, ma con le polemiche di sentimento anti lombardo e complicazione dell’iter per gli ingressi in Sardegna si è invece lasciato libero ingresso senza controlli a tutti ritrovandosi dunque alla situazione drammatica attuale. E purtroppo la lezione non è stata imparata e oggi ci si ritrova a tardare ciò che andrebbe fatto immediatamente ergo lockdown in Lombardia e Campania dove i contagi sono numerosi e pure i ricoveri gravi».

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