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Il racconto di una volontaria: “Operatori esausti e la paura di un’anziana paziente tremante”

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Operatori fuori dal Santissima Trinità - Foto di Manuela Piras

Un racconto dettagliato e pieno di umanità che fa venire la pelle d’oca quello di una giovane volontaria del 118, Manuela Piras, sulla notte appena trascorsa al Santissima Trinità.

Una testimonianza da leggere sul momento storico che stiamo vivendo. Tra operatori esausti e file interminabili fuori dai reparti, Manuela racconta la storia di una paziente anziana, sola all’interno di un’ambulanza, tremante e impaurita.

Ecco il racconto della volontaria:

«Se fosse una serie tv probabilmente la guarderei con quella voracità che mi tiene attaccata utilizzando l’ ansia e l’ angoscia come matrice catalizzante. Non è una serie TV. Da dietro la mia visiera scorgo solo luci, persone coraggiose bardate di bianco intimorite da qualcosa di subdolo che esiste ma non si vede. Si percepisce in tutta la sua potenza ma non sai mai esattamente dov’è.

Dentro la nostra ambulanza c’ è una signora, è anziana, è positiva al covid, trema, non può godere del privilegio di una compagnia che la supporti nella sofferenza perché la sua sofferenza fa paura, la sua sofferenza è contagiosa.
È ferma all’ interno della stessa ambulanza da questa mattina, ormai è notte, è ancora lì e gli equipaggi dei soccorritori cambiano e si susseguono ad osservare quel minuscolo corpo tremante dentro quella vettura piena di tubicini e lucette.

Foto di Manuela Piras

Abbiamo fame, abbiamo sete ma non possiamo svestirci o spostare la visiera, dobbiamo evitare la famigerata contaminazione. Mentre aspettiamo inermi e sfiniti, immaginiamo di essere in campeggio, ci sono i camper, persone sedute all’ aperto ma immaginare il barbecue ci riporta alla realtà con il ricordo della nostra fame e chiudiamo il sogno con una dimessa risata.

Ora andremo via, un altro gruppo di soccorritori ci darà l’ennesimo cambio e porteremo a casa il freddo ricordo di una povera vecchina rantolante.

Prima di andare via il mio sguardo si volge un’ultima volta verso la malcapitata. Dalla sua cuccia di coperte sopra la barella spunta un esile braccio pallido e una testa privata troppo presto della sua folta chioma. Da giovane magari era bellissima e faceva girare la testa agli uomini, magari era una ribelle o magari una timida signorina che arrossiva facilmente, forse ha dei figli e dei nipotini che in questo momento non possono starle vicino. Ma….tutto questo non importa, qualunque sia la sua vita e la sua storia ,se morirà , verrà ricordata solamente come quella che ” aveva altre patologie”».

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