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Probabile lockdown in Sardegna, l’ira dei commercianti: “Sarà la nostra condanna a morte”

C’è aria tesa nelle vie dello shopping del centro di Cagliari. I visi sono per metà nascosti dalla mascherina, ma gli occhi non mentono: da essi traspare sfiducia, pessimismo. Dapprima per l’andamento della curva epidemica, in secondo luogo per le parole del presidente della Regione Christian Solinas che ieri ha paventato una possibile chiusura di due settimane di tutte le attività non essenziali se i contagi nell’isola dovessero continuare a salire.

E proprio la prospettiva di un lockdown, pur se di quindici giorni, spaventa i commercianti, i quali all’unanimità sono del tutto contrari. «La chiusura forzata di due mesi e mezzo questa primavera ci ha messo in ginocchio – dichiara Paolo Angius,  presidente dell’associazione dei commercianti “Strada facendo” e titolare del negozio di valigie e borse “Paul’s Bags”, in via Garibaldi – Ci hanno dato 600 euro di bonus che a malapena ci sono bastati per fare gli acquisti basici. Chiudere di nuovo per noi significherebbe la fine. L’affitto lo devo pagare lo stesso, e anche i fornitori. Se ci chiudono io non riaprirò più il mio negozio». Dal tono di voce di Angius durante l’intervista traspare tutta la rabbia e lo sconforto per quello che potrebbe accadere da un giorno all’altro se Solinas emanerà l’ordinanza tanto temuta.

 

 

Poco più giù, c’è il bar pasticceria Ambrogio. L’aria che si respira è la stessa. «Siamo molto preoccupati – dice la titolare, Mariella D’Antonio – Ci preoccupa l’aumento dei contagi. E, ovviamente, anche una possibile chiusura, ma ritengo non sia tanto colpa della Regione, quanto della situazione in generale. E ci preoccupa il fatto che chiudendo e perdendo altro fatturato, gli aiuti economici che ci promettono non arriverebbero in breve tempo. Dal governo ho ricevuto la cassa integrazione solo a giugno. Eppure l’affitto giustamente dobbiamo comunque pagarlo».

Nel frattempo, per il 28 ottobre è prevista una manifestazione dei commercianti e titolari degli esercizi pubblici a Cagliari e in altre nove città come Firenze, Milano, Roma, Verona, Trento, Torino, Bologna, Napoli, Catanzaro, e a Bergamo. «Occuperanno contemporaneamente alle 11.30 le piazze di 11 città – spiega Fipe-Confcommercio, che promuove l’iniziativa – per ricordare il valore economico e sociale del settore, che occupa oltre un milione e duecentomila addetti e per chiedere alla politica un aiuto per salvaguardare un tessuto di 340 mila imprese che prima del Covid-19, nel nostro paese generava un fatturato di oltre 90 miliardi di euro ogni anno».

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