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Covid-19: “Io e la mia famiglia in quarantena e in attesa di tampone da 12 giorni”

Una nostra lettrice, in isolamento fiduciario in quanto potenzialmente positiva al Covid-19, ci ha scritto per raccontare la sua vicenda. Lei, la sua bambina e suo marito si trovano in quarantena da 12 giorni senza che nessuno li abbia contattati per effettuare il tampone.

Ecco la sua lettera:

«Sono stata segnalata all’ATS dal mio medico curante il 05/10 per sintomi verosimilmente riconducibili al Covid-19, ma il tutto è iniziato mercoledì 30/09 quando sono stata male sul posto di lavoro ed è intervenuto il 118 che ha ritenuto il mio malessere riconducibile a “stress”.  Il giovedì 01/10 sono sorti diversi sintomi tra cui la febbre e a causa della loro persistenza, lunedì 05/10 hanno portato il mio medico a fare la segnalazione all’ATS per sospetto caso di Covid-19, inserendo nella segnalazione anche mio marito e mia figlia in quanto miei conviventi.

Martedì 06/10 la pediatra di mia figlia, segnala a sua volta la bambina perché è stata male pure lei nel weekend (sottolineo che è bastato un unico sintomo, senza febbre o altre sintomatologie, per far scattare la segnalazione, che per carità ci sta vista la mia situazione). Ad oggi 12/10 (ieri per chi legge, ndr) noi siamo ancora in isolamento fiduciario in attesa di ricevere la chiamata da parte dell’ATS per essere sottoposti a tampone e sapere se si è trattato di virus parainfluenzali o meno.

E se malauguratamente siamo o siamo stati positivi? Chi sta gestendo la nostra rete di contatti tra lavoro, scuola, sport e vita quotidiana? La scuola è stata avvisata da me e la bambina, assente dal 02/10, è stata inserita nel “registro dei segnalati”. Giustamente nessuna procedura specifica è stata adottata nei confronti della classe in quanto non si sa ancora se è negativa o positiva e naturalmente stesso discorso vale anche per le sue attività extrascolastiche. Per quanto concerne il mio lavoro, prima di star male sono stata in diverse zone della Sardegna, entrando in contatto con colleghi e subappaltatori provenienti anche da altre regioni e in sede mi interfaccio con colleghi che operano sia nel nostro territorio che fuori. Mio marito (che non mai avuto alcun sintomo) a sua volta ha avuto pure lui rapporti lavorativi e di vita sociale e sportiva prima di finire in questa situazione.

Detto ciò…si spera di essere innanzitutto negativi e non che lo siamo diventati in attesa di tampone e che abbiano funzionato correttamente il distanziamento e l’utilizzo della mascherina. Spero vivamente che possiamo uscire da questa assurda vicenda il prima possibile, perché anche i nostri medici si rifiutano di farci il certificato di malattia in quanto, come previsto da protocollo, una volta segnalati all’ATS sarà il SISP a rilasciarlo quando saremo sottoposti a tampone…al momento quindi non risultiamo in malattia, ne in ferie…assenza ingiustificata? Con le nostre aziende stiamo andando avanti con autocertificazioni e inoltri di solleciti inviati all’ATS per dimostrare la veridicità della situazione».

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