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Le foto. Il Poetto e la demolizione dei casotti: era il 1986 e Cagliari non sarebbe più stata uguale

Foto dal gruppo Cagliari Fotografica

Foto dal gruppo Cagliari Fotografica

Ripercorriamo parte della storia della spiaggia del Poetto ma soprattutto dei casotti e della Città Estiva, utilizzando un estratto di un bel documento scritto dal Comitato “Una Mano per Il Poetto”. La storia di Cagliari e quella del Poetto (la principale spiaggia cagliaritana che si estende per circa otto chilometri, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant’Elena) si incrociano relativamente di recente. Solo dopo il 1900 infatti i Cagliaritani, più affezionati a località come Sa Perdixedda (le classi meno abbienti) o Giorgino (i ricchi e le classi medie), spostarono il loro interesse verso l’arenile del Poetto. La sabbia bianchissima e i grandi spazi ne facevano un luogo ideale per la stagione estiva tanto che dal 1913, anno della prima stagione balneare, cominciano a sorgere gli stabilimenti balneari, primo fra tutti quello dei Bagni Carboni (che aveva già uno stabilimento a Giorgino).

Intorno al 1910 Cagliari scopre la sua vocazione balneare, si apre definitivamente al mare e alla stagione estiva. Fra la città di Cagliari e il Poetto sorgerà una linea di continuità, perché la spiaggia diventerà il luogo comune di ritrovo nei mesi estivi. I successivi anni, contraddistinti dall’inizio del primo conflitto mondiale, vedranno un drastico calo delle frequentazioni ma non un’interruzione delle serate di musica e ballo che gli stabilimenti offrono, talvolta anche a beneficio della famiglie più colpite dalla guerra. Nel 1914 non solo viene concessa l’autorizzazione al piano di funzionamento del primo stabilimento balneare, ma nasce anche un secondo stabilimento.

Già alla fine degli anni Venti il Poetto ha raggiunto il massimo dell’organizzazione civile, della vitalità e dello splendore. Punto di forza ineguagliabile è l’avanzata della linea tramviaria che comprese le parti più frequentate del litorale. Si tratta di un fondamentale passo in avanti che vivifica ulteriormente la spiaggia e rende più facile la frequentazione. Negli anni Trenta cresce in modo esorbitante il numero di casotti: arrivano sorveglianza, apparecchi telefonici, ville, bitumazione della strada, siepi e stabilimenti in muratura. Nel frattempo cominciano sistematici i prelievi di sabbia per le costruzioni e il 1934 segna l’inizio dei lavori del nuovo ospedale nel litorale.

L’inizio degli anni Quaranta segna l’avvento del buio. Arriva la guerra: la spiaggia del Poetto si spopola per la prima volta dopo diversi decenni e, nel 1943, quando il comando delle truppe naziste si stanzia a Cagliari, temendo uno sbarco delle truppe americane, ordina la demolizione dei casotti in accordo con il podestà fascista. La legna dei casotti abbattuti viene usata per riscaldare le truppe italiane e tedesche, dislocate lungo la spiaggia in attesa di una probabile invasione da parte dell’esercito americano. Gli stabilimenti sono occupati dalle milizie nazi-fasciste e adibiti a postazione anti-sbarco.

Foto dal gruppo Cagliari Fotografica, Efisio Manca

I cagliaritani poterono riappropriarsi delle spiagge solo nel 1946. Dal Lido all’Ospedale marino una lunga schiera di casotti venne risistemata secondo le disposizioni del nuovo sindaco Crespellani. Nella prima fermata i casotti non vennero eretti una seconda volta. Quella parte del litorale doveva restare libera. Nella spiaggia cagliaritana, che vive i fasti di un paese proiettato verso il boom economico, si affaccia, quasi come contraltare, il dramma di danni irreparabili. La frequentazione delle spiagge è imponente e si contano più di 1400 casotti. Sono la residenza estiva dei Cagliaritani. Attorno ai casotti pullula la vita di un vero quartiere. Le forme e i colori sono il prodotto della fantasia dei loro costruttori, semplici, spartani, o a seconda della disponibilità del portafoglio frutto di bizzarrie architettoniche. I più facoltosi sfoggiano mini-loggiati o villini a due piani, attrezzati di tutto. Disposti su più file si intonano bene con la spiaggia e i colori del mare. Con tutte quelle strisce verticali, orizzontali di colori diversi, in tinta unita, verde, azzurro, rosa, giallo e colori pastello tracciano una linea di separazione tra il bianco dell’arenile e l’azzurro del cielo. Ma se d’inverno il loro aspetto era triste e solitario, si ergevano come guardiani della spiaggia trattenendo la sabbia e formando candide dune. La gioia e l’allegria di tempi d’oro lasceranno, col passare dell’onda più lunga, uno scenario irrimediabilmente compromesso.

Gli anni ’60 e ’70 rappresentano per il Poetto l’ultima occasione, purtroppo mancata, per l’elaborazione di un progetto organico. L’improvvisazione e le concessioni compiacenti hanno prodotto scompensi di ogni genere. Le proposte di progetto, da quelle più semplici a quelle più fantasiose, si susseguiranno all’infinito, ma non vedranno mai luce. Gli anni Ottanta vedono un ulteriore aggravarsi delle condizioni igieniche di tutto il litorale e in particolar modo di quella occupata dai casotti. La neve che li ricoprirà nel Gennaio del 1985 è come il simbolo di un inverno che li ha travolti per sempre, di un gelo che ha infranto l’incantesimo di un tempo. Tra il Marzo e il Maggio del 1986, a seguito di una battaglia civile e legale che ne sancisce l’ultimo colpo di coda, su quell’insolito paesaggio più volte paragonato ai metafisici Bagni di De Chirico, cala per sempre il sipario. Il resto, disastroso ripascimento compreso, è storia recente.

 

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