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Nessuna regione può abilitare le guide turistiche, nemmeno la Sardegna, lo dice il Consiglio di Stato

Tutto è partito da un ricorso presentato al Tar da AGTA e Uiltucs Campania, che hanno chiesto di bloccare il bando promosso dalla Regione Calabria per abilitare nuove guide turistiche. Il Tar ha accolto il ricorso, dunque la Regione Calabria si è rivolta al consiglio di Stato che ha confermato il verdetto del Tar. “La disciplina dell’abilitazione alle professioni turistiche non attiene alla materia turismo – si legge nella sentenza – ma a quella di legislazione concorrente delle professioni …. la determinazione dei principi fondamentali della disciplina di una determinata professione spetta sempre allo Stato, prescindendosi … dal settore nel quale l’attività professionale si esplica”.

Nel 2013, l’Italia ha recepito una legge europea che stabiliva che l’abilitazione a guida turistica valesse su tutto il territorio nazionale, nello stesso tempo però non ha espressamente abrogato le leggi che consentivano alle regioni di regolamentare la materia. Prima del 2013 infatti l’abilitazione di guida turistica in Italia era stata competenza delle regioni per decenni, talvolta addirittura delle province, dunque una volta recepita la legge, il Governo avrebbe dovuto immediatamente procedere alla stesura di una nuova legge che però ancora oggi non è stata promulgata. Proprio a causa di questo lungo vuoto normativo molte regioni sono dovute intervenire, generando una situazione di confusione e differenze anche macroscopiche tra una regione e l’altra.

«Già nel 2004 il Consiglio di Stato aveva sentenziato che le Regioni non potevano né legiferare né indire bandi d’esame sulla materia “guida turistica” – spiega Michela Mura presidente dell’Argts, Associazione regionale guide turistiche della Sardegna – in quanto legata alle Professioni e non al Turismo, dunque di competenza statale e non regionale. La sentenza di agosto del Tar Calabria lo ribadisce, ricordando alcuni principi fondamentali che negli ultimi anni erano stati disattesi e non più rispettati dalle Regioni, ma neanche fatti valere dallo Stato. In sintesi prima occorre che lo Stato detti le norme sulla professione, poi si possono rilasciare abilitazioni sulla base di quelle norme».

«Da anni cerchiamo di far capire ai tavoli regionale e nazionali che ci troviamo in un vuoto – aggiunge la Mura – legislativo gravissimo, reso ancor più insostenibile dalla legge 97/2013 che, introducendo la figura della “guida nazionale” senza però indicarne profilo, requisiti, ambito, modalità di accesso etc., ha di fatto abrogato le precedenti normative regionali, che quindi non potevano essere utilizzate per rilasciare nuove abilitazioni. La Regione avrebbe dovuto ascoltarci e farsi portavoce delle nostre istanze anziché nascondere la testa sotto la sabbia continuando a rilasciare abilitazioni e utilizzando impropriamente la legge 97/2013 per stampare i nuovi tesserini regionali».

«La Regione avrebbe dovuto ascoltarci e farsi portavoce delle nostre istanze anziché nascondere la testa sotto la sabbia continuando a rilasciare abilitazioni e utilizzando impropriamente la legge 97/2013 per stampare i nuovi tesserini regionali. Questa sentenza fa giurisprudenza e se ne dovrà tenere conto non solo prima di rilasciare nuove abilitazioni ma anche in riferimento a quelle rilasciate dal 2013 in poi. Che ne sarà infatti delle abilitazioni rilasciate in Puglia, in Emilia Romagna, in Toscana, Sardegna, Sicilia in questi anni? Che tipo di abilitazione deve essere confermata? Quella regionale o nessuna?»

«Inoltre, non solo le succitate regioni hanno continuato a rilasciare abilitazioni, ma ciascuna con le modalità che usava prima della legge del 2013. Quindi negli ultimi anni sono stati dati migliaia di patentini tra Toscana, Emilia Romagna, Puglia, Sardegna, Sicilia e qualche altra regione, usando criteri completamente diversi, pur sapendo che ognuna di quelle guide poi sarebbe potuta andare a esercitare in tutta Italia. Ci auguriamo che questa sentenza faccia capire l’urgenza di una legge quadro nazionale di riordino della professione. Rigettiamo la guida nazionale – conclude Michela Mura – perché sarebbe uno schiaffo sia al consumatore- utente- viaggiatore ma anche una mancanza consapevole di deontologia professionale da parte delle guide turistiche perché nessuno potrebbe mai avere conoscenza approfondita di tutto il patrimonio italiano. Se vogliamo veramente dare dignità alla professione tutto ciò deve essere preso in considerazione».

Il Governo in realtà sta lavorando all’iter della nuova legge, anche se a ritmi terribilmente lenti. A confermarlo Alessandro Abis, coordinatore regionale di Aigae per la Sardegna: «La nostra associazione sta collaborando alla stesura della nuova legge, è stata più volte convocata al tavolo di Governo per discutere degli aspetti legati alla nostra professione – spiega Abis – siamo stati ascoltati insieme ad alcune associazioni di guide turistiche, perché portassimo la nostra esperienza e soprattutto esprimessimo le esigenze del nostro settore che la nuova legge dovrà regolare».

E in merito alla sentenza del Consiglio di Stato il coordinatore dell’Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, commenta: «Questa sentenza riguardava un ricorso legato alle guide turistiche, ma dal momento che chiarisce che la disciplina dell’abilitazione alle professioni turistiche non attiene alla materia turismo, ma a quella di legislazione concorrente delle professioni, riguarda anche noi. Non c’è alcun dubbio che il nostro settore abbia bisogno di una nuova legge. In mancanza di indirizzi nazionali specifici le regioni “normate” hanno proceduto un po’ in ordine sparso, in alcuni casi promuovendo nuovi bandi, in altri casi con l’immobilità, in altri ancora riconoscendo l’ingresso ai propri registri agli iscritti alle associazioni nazionali di categoria ai sensi della 4/2013. La poca chiarezza normativa o addirittura la sovrapposizione di normative vigenti nazionali e regionali in contrasto tra loro favoriscono inesorabilmente la confusione. E poi – conclude Abis – si finisce per favorire l’abusivismo che nella nostra regione sta diventando un fenomeno diffusissimo che danneggia tutta la categoria e più in generale il turismo».

Anche l’assessore al Turismo Gianni Chessa che poco prima che si presentasse il problema della pandemia aveva presentato le nuove tessere regionali per le guide sarde ha commentato la sentenza: «Io sono un uomo di legge e devo rispettare le leggi – ha detto Chessa – dunque se è stato deciso che le regioni non possono sostituirsi allo stato, noi dobbiamo attenerci. D’altra parte a fronte di questa sentenza, lo stato deve intervenire immediatamente. Abbiamo moltissime richieste per una riapertura dei bandi, c’è l’esigenza di tutelare questa categoria di lavoratori. Farò una nota al Presidente Solinas che nella prossima conferenza Stato-Regioni faccia presente questo problema e si acceleri l’iter della legge».

«Non possiamo essere ostaggio del Governo – puntualizza l’assessore al Turismo – allora dobbiamo pensare che si lasci passare tutto questo tempo perché il problema riguarda categorie di persone “che non contano”. L’emergenza sanitaria ha dimostrato quanto peso abbia il turismo nell’economia soprattutto nelle regioni come la nostra, è fondamentale dunque che si regoli questa materia al più presto. Auspico che la nuova legge imponga requisiti importanti come la conoscenza di almeno una lingua straniera e una preparazione approfondita, abbiamo bisogno di figure altamente qualificate».

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