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Lo sapevate? Il grandissimo regista Vittorio De Sica aveva sangue cagliaritano

di Mario Fadda.

«Giacché vai a Cagliari ricordati che tuo padre è nato in una casa adiacente alla torre di San Pancrazio. Recati nella Piazza e troverai un portico. A destra del portico troverai una torretta, in una di quelle stanze nacque tuo padre la sera del 4 novembre 1867». Il destinatario di questa lettera dettagliatissima è un giovane Vittorio De Sica. L’istrionico Premio Oscar, protagonista assoluto del cinema Neorealista italiano assieme a Sofia Loren e Gina Lollobrigida, arriva per la prima volta in Sardegna nel 1937 in occasione della messa in scena della pièce teatrale “È tornato il Carnevale”.

Siamo a cavallo delle due guerre e la stampa sarda locale è ammaliata dalla semplicità di un giovane guitto che trattiene giornalisti e gente comune con i suoi racconti di guerra, di quando tra i soldati cerca di tenere alto lo spirito in trincea, durante la Grande Guerra, quando negli ospedali da campo canta tra i reduci con la sua voce da tenore per far respirare loro aria di casa. È così che ha inizio la carriera di uno dei mattatori del buon cinema italiano, protagonista di circa 200 pellicole, di cui uno dedicato al padre cagliaritano “Umberto D.”.

Durante la visita cagliaritana De Sica è una star del teatro di prosa ma lontani sono i clamori della ribalta e dei 4 premi Oscar. Ama, riamato, questa terra che per lui è scrigno di radici profonde: il rapporto con il padre sarà una colonna affettivamente importante per tutta la vita e scoprire alla vigilia della partenza il luogo esatto dove poter cercare le vestigia dei nonni e del padre ha un valore iconico per il giovane artista.

Vittorio si fa accompagnare da alcuni giornalisti sardi lì dove, un tempo, la torre di San Pancrazio ospitava le torri delle carceri il cui direttore era Domenico De Sica, suo nonno.  Il padre di Vittorio viene battezzato a Cagliari con il nome di Umberto come primo nome ed Efisio in onore del santo del popolo sardo che ha tributato loro rispetto durante la lunga permanenza nell’isola. Vittorio si premura di realizzare, grazie all’aiuto dei giornalisti della stampa locale, un intero servizio nella torre di San Pancrazio per il «simpatico dubbio – dice – di non azzeccare la stanza giusta in cui nacque il babbo». Sarà amore per sempre tra Vittorio De Sica e la stampa sarda che continuerà a seguire appassionatamente le orme del fuoriclasse del cinema mondiale.

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