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La rubrica di Zorcolo. Come combattere eventuali attacchi di panico mentre si nuota in mare

Attacco di Panico, un po’ di Positive Self Talk e Tutto è Possibile….

Attacchi di panico o paura, paure che noi stessi la maggior parte delle volte creiamo senza nessun motivo. L’argomento di cui vi sto per parlare è tratto dai miei ultimi studi in materia di Psicologia Sportiva. Si chiama Self Talk Antipanico. Quando ho iniziato a leggere e capire di cosa si trattasse, mi è venuto un attacco di panico e mi sono detto: “cazzarola, sembra fatto apposta per me, visto che io convivo decisamente con entrambi, Sport e Panico”.

Ma ritorniamo a noi con un esempio davvero stupido ma che può essere d’aiuto per capire meglio di cosa parla questa metodologia di “mutamento” dei pensieri negativi in positivo. Quando mi capita di allenarmi in mare aperto, “acque libere”, mi faccio talmente tanto trasportare dai pensieri e dal fondale bellissimo che offre il mare della Sardegna, da ritrovarmi al largo e lontano dalla battigia in meno di dieci- quindici minuti. Una volta realizzato tutto questo, i pensieri inevitabilmente arrivano senza possibilità di scampo, ma non quelli positivi, quelli più idioti e che purtroppo scatenano la crisi. 

Al primo posto c’è lo SQUALO: rimango a galla e quasi mi sembra di vedere l’enorme ombra che gira attorno alla mia sagoma, immagino il sangue e le urla che non sente nessuno, fino ad arrivare alla cronaca locale, in cui c’è  scritto che il mio corpo non é stato mai ritrovato e mille supposizioni riguardanti la mia sparizione: dalla morte orribilante e straziante, alla fuga per figa in qualche isola deserta (ormai non si può neanche davvero più morire in pace). 

Al secondo posto, l’INFARTO, il malore. 

Al terzo posto, la CORRENTE marina che ti porta via restituendo però il tuo corpo mezzo consumato dal sale e dai pesci in chissà quale località turca. Al contrario di quello che fanno i miei “colleghi” atleti sprezzanti del pericolo ed esperti nuotatori, io utilizzo sempre la muta e proprio da qui inizio ad attuare uno dei miei Self Talk Antipanico.

Mentre il cervello attua il suo attacco, io inizio a difendermi, rispondendo che prima di tutto allo SQUALO non piace la muta: al limite mangia i miei colleghi che non ce l’hanno, (ovviamente mentre rispondo nuoto verso riva). Poi, anche se dovesse piacergli la muta, lo squalo in Sardegna non ha mai sferrato attacchi mortali e se proprio dovesse iniziare a farlo, non sceglierebbe me ma sempre qualcuno di un altro gruppo (che non usa la muta). Quindi strategia da attuare: rimodulare la negatività in pensieri goliardici e risolutori. Mentre rispondo alla negatività,  nuoto verso la spiaggia e man mano che mi avvicino, inizio a tranquillizzarmi. L’INFARTO? Sono sotto controllo medico ed eseguo esami e controlli  legati all’attività fisica in svariati periodi dell’anno, quindi se tutto risulta ok dai certificati perchè aver paura? La riva  è sempre più vicina e i bagnanti iniziano a vedermi. Questo é un altro punto che mi regala tranquillità. La CORRENTE non è forte, anzi, è a favore; potrei anche non dare nessuna bracciata che la muta, fungendo da “galleggiante” mi farebbe arrivare alla battigia senza nessuno sforzo. A quel punto ho guadagnato metri preziosi, lo squalo non fa più paura, l’infarto non esiste, il panico non c’è più e mi rimane addirittura una scelta: uscire dall’acqua o continuare il mio allenamento? Continuare, perché comunicando con la mia testa e con il mio corpo, ho imparato a superare anche questa crisi. Ognuno di noi involontariamente o volontariamente comunica, risponde, trova un punto di incontro; lo facciamo da anni, da sempre e per tante ragioni, anche senza sapere che questo avesse un nome, Positive Self Talk Antipanico.

Ecco: ho scelto di essere POSITIVO E ANTIPANICO.

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