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Lavoratori sardi senza ammortizzatori sociali, in piazza a Cagliari per sollecitare interventi regionali

«Abbiamo chiesto incontro al presidente della Regione e l’assessore del Lavoro – hanno detto le segretarie regionali Nella Milazzo (Filcams), Monica Porcedda (Fisascat) e Silvia Dessì (Uiltucs) – senza alcuna risposta». Nel frattempo, spiegano i sindacati, è arrivato in Consiglio regionale il disegno di legge sulle misure di sostegno post emergenza che è stato presentato con grave ritardo dalla Giunta e che, oltretutto, non prevede nulla per tantissimi lavoratori al momento senza alcun sostegno, né ammortizzatori né bonus di alcun tipo, né alcuna possibilità di ritornare al lavoro.

«La cassa integrazione è scaduta e al momento non sono previsti sussidi di alcun tipo – puntualizzano i sindacati dal presidio di piazza del Carmine- cresce il disagio economico e l’assenza di prospettive preoccupa i lavoratori delle sale gioco, mense, pulizie scolastiche e servizi esecutivi e di portierato nelle università, che dopo mesi di lockdown manifestano il malcontento, soprattutto legato all’insufficienza degli interventi del Governo e della Regione».

In piazza oggi c’era solo una piccola rappresentanza, circa 150 persone per poter garantire il rispetto del distanziamento necessario. Ma i lavoratori dei settori coinvolti nella mobilitazione di categoria sono diverse migliaia: «Alla Regione chiediamo di porre rimedio – hanno detto le segretarie – convocando subito i sindacati per trovare soluzioni adeguate e immediate, perché stiamo parlando di famiglie che non sanno come far fronte alle necessità quotidiane». In particolare, le categorie chiedono di prevedere dei bonus o ulteriori misure di sostegno che non escludano chi ha già usufruito della cassa integrazione ma che oggi non ha più nulla, né ammortizzatore né lavoro.

«Tanti sono ancora in attesa dell’assegno dall’Inps ma chi lo ha ricevuto non può vivere dignitosamente perché si tratta di importi davvero esigui. Nel frattempo, finite le ulteriori 5 settimane di cassa integrazione previste dal governo nazionale, non resta più nulla per i mesi estivi. Questa situazione riguarda tanti lavoratori – spiegano i rappresentanti sindacali – anche i 5000 delle sale gioco chiuse da tre mesi e escluse da ogni ragionamento sulla ripartenza».

«Gli oltre 1000 lavoratori degli appalti di pulizia e delle mense scolastiche sono a casa e, nell’incertezza generale che riguarda la ripartenza del sistema scolastico a settembre, non si sa nemmeno se le mense riapriranno. Nel frattempo, per il tipo di contratto che hanno, con orari ridottissimi e buste paga striminzite, quest’anno si trovano ad affrontare i mesi di ordinaria chiusura delle scuole senza alcun risparmio e senza aver diritto alla Naspi. Non va meglio per i lavoratori dei servizi esecutivi e del portierato, ai quali scade l’ammortizzatore e non si sa quando potranno riprendere servizio perché le università hanno ridotto tutti i servizi. Noi crediamo che la Regione debba trovare – concludono dai sindacati- le risorse per concretizzare le nostre richieste con provvedimenti snelli e veloci».

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