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Inchiesta ex Ati-Ifras e Geoparco: una storia lunga quasi 20 anni, sequestrati oltre 5 milioni di euro

Alla fine del 2001 un’associazione temporanea d’imprese venne incaricata di gestire i lavori di recupero e di bonifica dei siti minerari del Parco Geominerario della Sardegna, per conto della Regione. La Intini e la Servizi globali due società di Bari insieme a Ifras che faceva da capofila, furono incaricate del servizio, non con una gara d’appalto, ma con una convenzione con affidamento diretto. L’obiettivo era quello di assumere a tempo indeterminato i lavoratori socialmente utili.

Nel corso degli anni la convenzione è stata più volte rinnovata e prorogata. Alla fine del 2016, l’assessorato al Lavoro, con l’allora Assessore Virginia Mura, aveva reso pubblico un report in cui si mettevano in evidenza numerose irregolarità. Nei quindici anni dal 2001 al 2016, secondo quanto riportato dall’Assessorato, la Regione spendeva per l’associazione d’imprese circa 28 milioni di euro all’anno. In particolare dal report emergeva la mancanza di garanzie adeguate a tutela della Regione e una contabilità dei lavori eseguiti poco dettagliata. Inoltre il report chiariva come mancassero progetti e piani dettagli sulle attività da svolgere.

Un altro aspetto che l’Assessorato al Lavoro mise in evidenza nel 2016 fu il numero di persone assunte. Infatti secondo gli accordi iniziali, la convenzione veniva firmata proprio con l’obiettivo di assumere i lavoratori socialmente utili che dovevano essere circa 350. Ma col tempo, le assunzioni sono aumentate e a questi 350 si sono aggiunti gli ex dipendenti Rockwool, Italcementi, e altri lavoratori ancora, che secondo il report dell’assessorato non furono assunti in maniera totalmente regolare, fino a raggiungere un organico di oltre 500 dipendenti.

Sull’operato della ex Ati Ifras, sono stati aperti diversi filoni di inchiesta che sono poi confluiti in quest’ultimo che alla chiusura delle indagini ha portato alle ipotesi di reato di malversazione e truffa ai danni della Regione. La procura di Cagliari ha deciso il sequestro preventivo di 5 milioni e mezzo di euro.

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