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Turismo: uno studio francese mette la Sardegna tra le “zone a rischio”. L’ira dei sardi sul web

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Il popolo sardo del web è insorto dopo che il Corriere della Sera ha dato notizia, sul suo sito, di uno studio accademico francese che divide l’Europa in zone rosse e zone verdi a seconda della sicurezza per i turisti.

Nonostante l’indice di contagio Rt più basso d’Italia, la Sardegna è stata infatti inserita tra le zone rosse, ovvero quelle in cui – si legge nell’articolo – «il confinamento è stringente», a differenza di quelle verdi dove «le misure anti-coronavirus si sono potute allentare».

Un danno di immagine enorme per l’Isola, soprattutto se si considera che l’intero Sud Italia è verde, per non parlare di tutta la fascia costiera mediterranea e atlantica della Francia, dalla Bretagna alla Costa Azzurra, interamente segnata in verde. 

Il Corriere della Sera ha poi modificato la mappa all’interno dell’articolo facendo passare la Sardegna dal rosso al verde. Il problema però per la Sardegna non è tanto il quotidiano di via Solferino, che si sarà accorto della stranezza di quella mappa, ma la mappa stessa, che è stata tra l’altro pubblicata in diversi quotidiani europei, spagnoli in particolare, sempre con l’Isola marchiata di rosso. 

Anche perché lo studio realizzato da Bary Pradelski e Miquel Oliu-Barton, accademici rispettivamente del Centro nazionale francese di ricerca scientifica e dell’Università di Paris-Dauphine, sarebbe – stando a quanto riporta sempre il Corriere della Sera –  al vaglio della Commissione europea. 

«La mappa con cui illustriamo lo studio è un esempio. Vanno decise secondo parametri uguali per tutti», hanno spiegato al Corriere i due studiosi. Un esempio che già a livello di immagine può costare molto caro alla Sardegna e alla sua economia turistica. 

Contro questa mappa hanno già manifestato il loro dissenso due deputati sardi, Ugo Cappellacci (Forza Italia) e Salvatore Sasso Deidda (Fratelli d’Italia). Quest’ultimo ha già annunciato un’interrogazione parlamentare contro uno studio considerato «falsato» e rischioso per l’immagine della Sardegna. 

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