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Cagliari: giorno 3 della Fase 2, bar e ristoranti ripartono con l’asporto ma si va in perdita

Il signor Franco mascherina e grembiule sta dietro un tavolino che sbarra l’ingresso del bar: siamo in via Roma sotto i portici, è mezzogiorno e passano pochissime persone. Il caffè, le paste, le pizzette si possono acquistare, ma solo da asporto, poi ci si deve spostare per consumarle. «Qui di solito lavorano 7 persone – spiega Franco- adesso ci sono solo io, tra l’altro ancora per nessuno dei dipendenti è arrivata la cassa integrazione. Il movimento e pochissimo, perché comunque i negozi sono quasi tutti chiusi e la gente non può uscire se non per quelle quattro motivazioni che tutti conosciamo. Abbiamo deciso di aprire comunque, ma sappiamo che non riusciremo a guadagnare abbastanza nemmeno per coprire le spese».

Giancarlo Farci, titolare della pizzeria friggitoria napoletana “Pulcinella” in piazza Yenne, ancora non ha aperto: «Stiamo per riaprire solo con l’asporto – dice rassegnato Giancarlo- ma sappiamo già che sarà in perdita. Il mio locale ha una forma particolare, lungo e stretto, quindi per poter far rispettare il distanziamento dovrò rinunciare a moltissimi posti a sedere, anche quando sarà consentito accogliere nuovamente i clienti. Spero che dal comune ci consentano di recuperare spazio all’aperto. Ho deciso che un po’ pizze le regalerò. C’è sempre più gente che non se la può più permettere una pizza, io mi faccio un po’ di pubblicità e intanto aiuto le persone bisognose. Nel frattempo aspettiamo le linee guida, e le indicazione precise per come ci dobbiamo regolare in futuro».

Matteo Collu invece, della piadineria Gusto di via Angoy ha deciso di riaprire dal 4, anche lui ha il tavolino a sbarrare l’ingresso, il menù appeso fuori e un buon profumo che si sparge proprio sulla porta del suo locale: «Abbiamo deciso di riaprire per mantenere il contatto con i nostri clienti, per farci un po’ di pubblicità – racconta Matteo- ma abbiamo già messo in conto che andremo in perdita. Abbiamo avuto qualche ordinazione, speriamo che col passare dei giorni aumentino, magari ancora la gente non si è abituata all’idea. Ma finché le persone non potranno spostarsi liberamente sarà difficile lavorare tanto da coprire almeno le spese».

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