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I 50 anni dello scudetto del Cagliari, i cavalieri che fecero l’impresa: Mario Brugnera

«All’inizio la Sardegna ti sembra lontana, esotica, ma quando la conosci te ne innamori e non vuoi più lasciare. Clima meraviglioso, città bellissima, la vera forza sono i sardi: uomini e donne che hanno la capacità di farti sentire speciale». Mario Brugnera, classe 1946, arriva cinquantadue anni fa a Cagliari dalla Fiorentina con Enrico Albertosi.

Con la maglia rossoblù conta ben oltre 400 presenze, anche lui è uno dei tanti rimasti a Cagliari a fine carriera, proprio come Gigi Riva, Tomasini, Greatti, Reginato, Nenè, Martiradonna, Poli.

«Il Cagliari dello scudetto era davvero forte, irripetibile. Era una squadra composta da giocatori di alta qualità e se Riva non si fosse fatto male probabilmente lo scudetto non sarebbe stato solo uno.  Eravamo davvero un bel gruppo, unito e coeso. C’era tra di noi sintonia e tanta affinità, tanto che in campo ci bastava uno sguardo per capirci».

Considerato una bandiera del Cagliari, Brugnera, grazie ai suoi piedi d’oro è stato capace di ricoprire tutti i ruoli: attaccante, centrocampista e libero, aveva soddisfatto tutte le richieste dell’allenatore Scopigno.

«Ho cambiato posizione, mi sono sempre adeguato alle esigenze della squadra e dell’allenatore. Alla Fiorentina ero centravanti e segnavo spesso, a Cagliari c’era già Riva e io sono diventato mezzala. Quando Greatti si è ritirato sono passato stabilmente a centrocampo. E ho concluso facendo libero».

Ancora oggi, nell’Isola diventata ormai casa sua, Brugnera si occupa di calcio giovanile. Da allenatore ha seguito i bambini della scuola calcio di Gigi Riva, tra gli altri aveva allenato anche Niccolò Barella.

Attualmente ricopre il ruolo di responsabile del settore tecnico dell’Atletico Cagliari e allena anche alcune squadre di bambini della stessa società cagliaritana. Segue le gare della prima squadra che occupa il primo posto nel girone A di Prima categoria col Villasimius.

 

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