Site icon cagliari.vistanet.it

I 50 anni dello scudetto del Cagliari, i cavalieri che fecero l’impresa: Comunardo Niccolai

È conosciuto come il ‘re dell’autogol’: nella sua carriera di stopper ne fa sei, tra cui quella a Torino contro la Juve nella gara chiave per lo scudetto. Comunardo Niccolai, classe 1946, difensore arriva in Sardegna, insieme a Silvano Innocenti detto “Pozzo” ne 1962 grazie ad un accordo tra alcune società isolane, Sorso e Torres e il Montecatini.

Dopo aver debuttato tra i professionisti nel 1963 in Serie C, militando per una stagione nella Torres, nel 1964 passò al Cagliari dove resterà per ben 12 stagioni fino al 1976.

Nome atipico, datogli dal padre, anch’egli calciatore, antifascista in onore della Comune socialista di Parigi del 1871 il difensore toscano è stato un punto di forza del Cagliari per tanti anni e un pilastro della squadra Campione d’Italia nel 1970.

«Quel Cagliari crebbe giorno dopo giorno e superò tutte le favorite, dalla prima promozione in Serie A fino allo scudetto ci furono innesti di giocatori sempre più forti. Un gran merito lo ebbe Andrea Arrica, un grande presidente. Quello scudetto è rimasto dentro di noi e in tutti i sardi, è stata una grande impresa. Se Gigi Riva non si fosse fatto male probabilmente avremmo vinto anche altri campionati».

Chiusa la carriera a Prato nel ’78 dopo una sosta a Perugia, fa l’allenatore: nel biennio 1993-1994 guida la nazionale A femminile. Attualmente è osservatore per la nazionale azzurra. Nell’Isola Niccolai è arrivato quando aveva appena 15 anni, è diventato uomo in Sardegna ed ancora oggi è legatissimo ai suoi compagni, a questa terra e a Cagliari.

«Vincere uno scudetto in Sardegna non è roba da poco, il gruppo, lo spogliatoio e l’intesa furono fondamentali. Un gruppo così coeso può portarti ovunque, il Cagliari quest’anno è partito alla grande, poi si è arenato: solo chi sta nello spogliatoio può sapere cosa sia successo».

 

 

 

 

Exit mobile version